Corriere della Sera (Brescia)

In seicento sul treno della memoria

Sabato l’arrivo a Auschwitz. A guidare gli studenti le parole di Primo Levi

- Matteo Trebeschi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I greci antichi avevano un’espression­e («oida») che si poteva tradurre sia con «io ho visto» sia con le parole «io so». È la concezione per cui se qualcosa l’ho visto, forse posso comprender­lo meglio. Non è un caso, infatti, se da 12 anni a questa parte si ripete un viaggio che collega Brescia ad Auschwitz: è la strada della memoria, che corre sui binari di un treno che accompagna 600 studenti delle scuole superiori verso il campo di concentram­ento simbolo della cultura nazista, vicino Cracovia.

È qui che i ragazzi giungerann­o sabato, dopo aver la- sciato l’Italia venerdì e dove torneranno martedì 7. Sarà un viaggio lento ma proficuo, che avrà «come guida Primo Levi e i suoi testi» ha spiegato ieri Lorena Pasquini dell’Archivio storico «Bigio Savoldi e Livia Bottardi Milani», l’ente ideatore di questo percorso educativo nato a Brescia e poi clonato in tutta Italia.

«Quest’anno abbiamo deciso di tornare a Primo Levi» spiega Pasquini. Che ricorda come gli studenti delle 14 scuole coinvolte si sono preparati sui testi del grande scrittore torinese. Il lungo percorso su ferro sarà l’occasione per confrontar­si e discutere di Shoah, dignità umana, totalitari­smo e diritti umani usando come bussola testi chiave come «Se questo è un uomo» o «I sommersi e i salvati». Il primo gruppo presenterà il proprio «lavoro» nel viaggio di andata, il secondo esporrà i propri elaborati a Cracovia, il terzo sfrutterà il viaggio di ritorno per tornare sull’antologia di Levi. Se è vero che per gli antichi greci il «vedere» era anche un vedere con la mente, è chiaro che la visita di Auschwitz non può che essere preceduta da una comprensio­ne fatta di libri e filmati. Di riflession­i su singole parole. E di un’ulteriore consapevol­ezza: quella per cui c’è, nella Shoah, qualcosa che si sottrae alla comprensio­ne umana e al linguaggio stesso. A milioni di persone i nazisti tolsero prima la dignità e poi la vita. E tuttavia la vita risuonerà nelle note della musica yiddish che sarà intonata grazie ai «Klezmorim», il gruppo italiano che prende il nome dai musicanti ebrei dell’Europa orientale e che si esibirà a Cracovia, di fronte agli studenti bresciani. «Con la musica si dà un volto a chi è scomparso, altrimenti restano solo i numeri» è la riflession­e dello storico Rolando Anni. Il progetto del treno per Auschwitz, che prevede anche uno spettacolo di Filippo Garlanda, gode del sostegno economico di Cgil, Cisl, Uil, Fondazione Asm e del patrocinio del Comune di Brescia. «La cultura xenofoba e totalitari­a non è scomparsa del tutto – ha detto ieri il sindaco Emilio Del Bono – ecco perché servono anticorpi culturali per combatterl­a».

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Ricordo Un giovane ad Auschwitz in un pellegrina­ggio della memoria caro a tante scuole

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