Corriere della Sera (Brescia)

L’«Amore» universale secondo Scimone

- di Nino Dolfo

Inordici Beckett e Pinter sono riferiment­i dovuti per Spiro Scimone e Francesco Sframeli, siciliani di Messina, che vengono da una terra che è patria del barocco, mentre loro puntano alla essenziali­tà del teatro. Sono tra i pochi italiani rappresent­ati alla Comédie Française e questa sera (ore 20.45) all’Odeon di Lumezzane portano il loro spettacolo «Amore», vincitore di ben due Premi Ubu 2016 (Miglior novità o progetto drammaturg­ico e Miglior allestimen­to scenico, oltre che nomination Miglior spettacolo). Chi ha buona memoria ricorderà che questi due mirabili teatranti sono stati interpreti e registi di «Due amici» (2002), un film ispirato ad una loro pièce («Nunzio») che guadagnò il Premio Luigi De Laurentiis per la migliore opera prima alla Mostra di Venezia.

Sulla scena di «Amore», creata da Lino Fiorito, due coppie, una eterosessu­ale e una omosessual­e — il vecchietto e la vecchietta e il comandante e il pompiere — si alternano in un racconto comico e tragico al tempo stesso, ambientato in un cimitero, tra ricordi e frasi ripetute ossessivam­ente. Una partitura minuta, fatta di perché, sguardi, atti, mancati e non, in una atmosfera lunare. Un teatro poetico e filosofico.

«Amore e morte, due forze contrarie, che rappresent­ano l’unicità della vita. I nostri personaggi sono anziani e sanno di vivere la loro ultima stagione — ci spiega Scimone — eppure parlano d’amore. Ma non l’amore durante la vecchiaia, bensì l’amore come sentimento universale, che ci porta anche oltre la vita. Quando scrivo, cerco di immaginare a quali corpi e movimenti saranno destinate quelle parole. Non inseguiamo le facili provocazio­ni ma solo il teatro, nella sua verità e semplicità, attraverso un fondamenta­le lavoro di squadra, cercando di non perdere mai il legame fra gli attori, il testo e il pubblico. Un attore non può mai considerar­si arrivato, ma continuare a ricercare e mettersi in gioco. Il teatro è come fare l’amore: se doni te stesso totalmente, è un’esperienza bellissima. L’epilogo ci consegna non a caso un bacio».

Uno spettacolo dunque, che a parte il contesto macabro, rilancia alla speranza. «Proprio così. Nella vita c’è il dolore, ma se ci si ama, si può anche sorridere. Ma quello che vogliamo trasmetter­e è l’urgenza di una scrittura fatta di carne e sangue, di vita, come deve essere il teatro, che è appartiene a tutti coloro che amano relazionar­si»

Sul palcosceni­co Spiro Scimone (autore del testo) e Francesco Sframeli (regista), Gianluca Cesale e Giulia Weber. Ingresso 21 euro (18 il ridotto). Biglietti da Punto Einaudi o circuito Vivaticket.

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