Teatro Grande, «Flauto magico» folle e onirico
Guerra: «Tra mimi, sogni e allusioni massoniche al Grande portiamo in scena una favola in musica»
Una fiaba in musica. Così sarà «Il flauto magico», capolavoro di Mozart in calendario venerdì e domenica (ore 20.30 e 15.30) sul palco del Teatro Grande nell’ambito della stagione lirica. Favolistico è l’allestimento dell’Opéra Royale de Wallonie che vede la doppia firma per regia, scene e coreografia di Cécile Roussat e Julien Lubek, ripresa da Giorgia Guerra. «La visione dei due registi — spiega Guerra — è assolutamente fiabesca: Tamino è un adolescente che deve superare diverse prove per diventare uomo. Tutto quello che c’è nella sua stanza di ragazzo, l’armadio, il letto, si anima e diventa protagonista della storia, con una sorpresa alla fine dell’opera».
Saranno presenti i riferimenti massonici? «Assolutamente sì, anche se sono secondari rispetto alla dimensione onirica. Abbiamo privilegiato un altro tipo di linguaggio forse anche per rendere la vicenda comprensibile a tutti».
Quali sono le linee guida di questo allestimento?
«Follia, spensieratezza ed essere infantili. Si tratta di un Singspiel, ossia di un’opera che alterna la musica ai dialoghi parlati. La cosa più bella per me è stata lavorare proprio sui dialoghi, perché si tratta di qualcosa di simile a ciò che si fa nel teatro di prosa. I cantanti, abituati a recitare cantando, si sono messi in gioco molto di più come attori. Essendo poi tutti giovani vincitori di concorso, è stato anche più facile ottenere da loro quella spensieratezza di cui parlavo. Abbiamo fatto un grande lavoro di gruppo, creando un forte collante che si vede anche in scena».
Nello spettacolo ci sono anche cinque mimi: quale il loro ruolo?
«I mimi hanno un ruolo molto importante nel mantenere questa dimensione di leggerezza, anche perché i due registi vengono dalla scuola di Marcel Marceau. Tra i mimi, ci sono due artisti di strada che non hanno mai fatto teatro ed è stato bellissimo vedere nei loro occhi lo stupore di chi si accosta per la prima volta a questa meravigliosa macchina».
Nell’impostazione della regia lirica lei è per l’attualizzazione della messa in scena?
«Non è del tutto sbagliato avvicinare l’estetica di un’opera a un immaginario collettivo contemporaneo. Sicuramente è più complicato, perché compositore e librettista hanno necessità che vanno rispettate. Non sempre l’operazione riesce. L’importante è che ci sia coerenza».
Alle scene dello spettacolo collabora Elodie Monet, mentre i costumi sono di Sylvie Skinazi e le luci di Clément Bonnin. Lo spettacolo, in tedesco con sopratitoli in italiano, è diretto da Federico Maria Sardelli. Il cast vocale è stato in parte selezionato attraverso il 68° Concorso per Giovani Cantanti Lirici d’Europa: i ruoli di Tamino e Pamina sono impersonati rispettivamente da Klodjan Kaçani e Enkeleda Kamani, mentre il ruolo della Regina della Notte è affidato a Maria Sardaryan e Daniele Terenzi è Papageno.