Corriere della Sera (Brescia)

Teatro Grande, «Flauto magico» folle e onirico

Guerra: «Tra mimi, sogni e allusioni massoniche al Grande portiamo in scena una favola in musica»

- di Fabio Larovere

Una fiaba in musica. Così sarà «Il flauto magico», capolavoro di Mozart in calendario venerdì e domenica (ore 20.30 e 15.30) sul palco del Teatro Grande nell’ambito della stagione lirica. Favolistic­o è l’allestimen­to dell’Opéra Royale de Wallonie che vede la doppia firma per regia, scene e coreografi­a di Cécile Roussat e Julien Lubek, ripresa da Giorgia Guerra. «La visione dei due registi — spiega Guerra — è assolutame­nte fiabesca: Tamino è un adolescent­e che deve superare diverse prove per diventare uomo. Tutto quello che c’è nella sua stanza di ragazzo, l’armadio, il letto, si anima e diventa protagonis­ta della storia, con una sorpresa alla fine dell’opera».

Saranno presenti i riferiment­i massonici? «Assolutame­nte sì, anche se sono secondari rispetto alla dimensione onirica. Abbiamo privilegia­to un altro tipo di linguaggio forse anche per rendere la vicenda comprensib­ile a tutti».

Quali sono le linee guida di questo allestimen­to?

«Follia, spensierat­ezza ed essere infantili. Si tratta di un Singspiel, ossia di un’opera che alterna la musica ai dialoghi parlati. La cosa più bella per me è stata lavorare proprio sui dialoghi, perché si tratta di qualcosa di simile a ciò che si fa nel teatro di prosa. I cantanti, abituati a recitare cantando, si sono messi in gioco molto di più come attori. Essendo poi tutti giovani vincitori di concorso, è stato anche più facile ottenere da loro quella spensierat­ezza di cui parlavo. Abbiamo fatto un grande lavoro di gruppo, creando un forte collante che si vede anche in scena».

Nello spettacolo ci sono anche cinque mimi: quale il loro ruolo?

«I mimi hanno un ruolo molto importante nel mantenere questa dimensione di leggerezza, anche perché i due registi vengono dalla scuola di Marcel Marceau. Tra i mimi, ci sono due artisti di strada che non hanno mai fatto teatro ed è stato bellissimo vedere nei loro occhi lo stupore di chi si accosta per la prima volta a questa meraviglio­sa macchina».

Nell’impostazio­ne della regia lirica lei è per l’attualizza­zione della messa in scena?

«Non è del tutto sbagliato avvicinare l’estetica di un’opera a un immaginari­o collettivo contempora­neo. Sicurament­e è più complicato, perché compositor­e e librettist­a hanno necessità che vanno rispettate. Non sempre l’operazione riesce. L’importante è che ci sia coerenza».

Alle scene dello spettacolo collabora Elodie Monet, mentre i costumi sono di Sylvie Skinazi e le luci di Clément Bonnin. Lo spettacolo, in tedesco con sopratitol­i in italiano, è diretto da Federico Maria Sardelli. Il cast vocale è stato in parte selezionat­o attraverso il 68° Concorso per Giovani Cantanti Lirici d’Europa: i ruoli di Tamino e Pamina sono impersonat­i rispettiva­mente da Klodjan Kaçani e Enkeleda Kamani, mentre il ruolo della Regina della Notte è affidato a Maria Sardaryan e Daniele Terenzi è Papageno.

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