Corriere della Sera (Brescia)

Non chiuderà al Brescia ma è stato giusto così

- Di Carlos Passerini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Giusto così: oltre che ampiamente prevedibil­e, la scelta di Andrea Pirlo di non chiudere la sua magnifica carriera al Brescia è stata onesta, sensata, lucida, perfettame­nte alla Pirlo. Non sta scritto da nessuna parte che vite e carriere debbano essere circolari per forza: c’è un inizio e una fine, alfa e omega non devono coincidere per obbligo divino, anzi. Si può fare, chiaro, ma deve avere tutto un senso, non può esserci forzatura. Ha fatto bene, Andrea. Troppo intelligen­te per cascare nel tranello degli affetti, nella nostalgia dell’ultimo insidioso ritorno in un campionato come la B che premia parametri differenti. Avrebbe senz’altro regalato qualche lampo dei suoi, qualche ultima meraviglio­sa pagina, ma vederlo rincorrere un ragazzino di diciotto anni con nemmeno un centesimo del suo talento sarebbe stato uno spettacolo doloroso e inutile. Per noi e per lui. A maggio ne farà 39, la prospettiv­a di un triste viale del tramonto c’era tutta, lo sappiamo noi e lo sapeva lui. La grandezza di Andrea è stata intuire un istante prima quello che sarebbe accaduto un istante dopo, sul campo come nella vita, in questa è consistita la sua grandezza. Era impensabil­e arrivasse in ritardo col pensiero proprio stavolta. Ci ha pensato Andrea, l’idea lo ha sfiorato, specie ai tempi di Corioni. Pirlo che chiude al Brescia sarebbe stato un perfetto titolo di giornale. Ma troppo scontato, troppo umano. Non c’è umanità nel genio. Ecco perché non succederà, ecco perché è giusto così.

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