Agricoltura e acciaio, la ripresa
Boom della produzione per colture e allevamenti. Siderurgia: migliora la redditività
Agricoltura e acciaio, due settori produttivi lontani, ma che le analisi collocano sotto un comune denominatore: quello della ripresa. Dai dati raccolti da Coldiretti sull’annata agraria, alle valutazioni degli esperti di Siderweb si scopre che se le aziende siderurgiche, dopo anni difficili, hanno migliorato la loro redditività (+8%), la produzione agricola (dal latte alle colture, passando per gli allevamenti) ha fatto segnare un + 10,6% con il gelo che ha fatto salire i prezzi delle uve.
Con il latte che genera più di mezzo miliardo di euro, non c’è da stupirsi se Brescia e Coldiretti plaudono all’obbligo di legge che da alcuni mesi impone di segnare sui formaggi qual è il Paese di origine da cui proviene la materia prima (il latte, appunto). Una novità, a livello comunitario, frutto anche della «battaglia portata avanti negli anni da Coldiretti». L’ha ricordato il vicedirettore dell’associazione di categoria, Mauro Belloli, sottolineando che l’obiettivo della Coldiretti Brescia guidata da Ettore Prandini è quello di «ottenere un’etichettatura chiara e trasparente per tutti i prodotti. Se c’è l’origine, anche i consumatori sono più liberi di scegliere».
Il governo italiano ha fatto da apripista in Europa con un recente decreto ad hoc su pasta e riso (e una richiesta sui pomodori), ora si attende la risposta delle istituzioni comunitarie. Il made in Italy si difende anche così, smascherando i prodotti similari e valorizzando una filiera — quella italiana — che ha costi maggiori di produzione ma anche più garanzie di salubrità. Quest’anno, poi, l’agricoltura bresciana ha di che festeggiare, visto che gli indicatori della produzione segnano un incremento a doppia cifra (+10,6%) che vale 118 milioni di euro in più rispetto al 2016.
Dopo due anni in flessione, ora il mondo zootecnico bresciano è tornato a cifre che superano gli 1,2 miliardi euro. Tanto vale il Pil dell’agricoltura, che nella nostra provincia vuol dire prima di tutto latte (42%), seguito dal settore delle carni. L’allevamento dei suini genera affari per 244 milioni di euro, bovini e manze valgono 163 milioni, mentre per gli avicoli cresce il fatturato (+11%) fino a 178 milioni. «Dati decisamente incoraggianti per quest’annata — commenta Prandini — oggi però diventa determinante valorizzare i prodotti agricoli italiani nella trasformazione industriale».
Soffrono invece vite e olivo, soprattutto per vie della gelate primaverili: non a caso, i prezzi delle uve Franciacorta sono quasi raddoppiate rispetto all’anno scorso, con quotazioni che adesso oscillano tra 210 e 290 euro al quintale.
Il clima avanza il proprio ruolo sulla scena dell’agricoltura, oggi al centro di un dibattito tra un futuro sempre più industriale e la strada della sostenibilità.
«Il tema vero è quello degli sprechi» sostiene il presidente di Coldiretti, convinto che anche gli Ogm non siano la soluzione: «È un falso mito: la maggior produzione avviene solo nei primi anni, poi c’è un calo. Lo dicono diversi studi». Che però gli allevamenti intensivi non siano a impatto zero lo dimostrano i dati della Fao:
Prandini Bene i dati incoraggianti ma oggi diventa determinante valorizzare i prodotti agricoli italiani nella trasformazione industriale Da mesi è obbligatorio per legge segnare sui formaggi il Paese d’origine del latte
il bestiame è responsabile del 18% delle emissioni di gas serra mondiali (auto e camion del 14%). «Anche noi possiamo migliorare. Se però si guarda solo all’Italia — dice Prandini — si vede che la nostra agricoltura è tra le più sostenibili, con l’uso di concimi e prodotti fitosanitari molto più ridotti rispetto agli Usa».