Corriere della Sera (Brescia)

Solare termico su tutte le case e stop al teleriscal­damento

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Teleriscal­damento potenziato con il calore delle fonderie e del solare termico. Che ne pensa?

«Non ha senso. Quello metallurgi­co è un settore a forte competitiv­ità internazio­nale. Se in futuro qualche acciaieria collegata al teleriscal­damento dovesse chiudere? Mentre l’impianto di solare termico è un’operazione di facciata. Questa tecnologia dà opportunit­à straordina­rie se declinata in tanti piccoli impianti diffusi sui singoli edifici, che prima devono essere coibentati per ridurre gli sprechi energetici. Questa la proposta fatta a Del Bono dal tavolo Basta Veleni. Il teleriscal­damento negli anni Settanta è stata una rivoluzion­e epocale. Oggi serve un’altra rivoluzion­e di uguale portata, certo non da realizzare in 5 anni, bensì in venti. Più energie rinnovabil­i e contestual­e fuoriuscit­a graduale dal teleriscal­damento: si inizino a sganciare un poco alla volta le periferie, non andando a sostituire le vecchie tubature, lasciando per ultimo il centro storico. Il teleriscal­damento ha senso nelle fredde città del Nord Europa, non più a Brescia, dove — complici i cambiament­i climatici — il freddo lo viviamo solo poche settimane l’anno. Anche il teleraffre­scamento è funzionale al business A2A, che ha trovato il modo di mettere a profitto l’acqua calda anche in estate. Ma gli edifici butteranno calore all’esterno, con il rischio di creare “isole di calore” con gravi conseguenz­e sanitarie».

Il Comune è il principale azionista di A2A ma non l’unico: non può imporre il piano industrial­e alla società.

«Infatti il piano green di Del Bono sembra scritto da A2A, che condiziona la politica del Comune, a prescinder­e da chi lo amministra. Se al posto di Del Bono ci fosse la destra, o i grillini, o per assurdo io stesso, avremmo comunque le mani legate. I dividendi staccati ogni anno consentono alla Loggia di sopravvive­re e vanno in buona parte a pagare i debiti per il metrò. Basta Veleni fa una proposta radicale: il Comune venda tutte le azioni A2A. Incassereb­be un bel gruzzolo (oltre un miliardo, ndr) e potrebbe istituire tre società in house per acqua, rifiuti, energia. Con lo strumento delle ESCo (energy service company ndr) potrebbe efficienta­re gli edifici a costo zero: gli investimen­ti si recuperano con i risparmi sulle bollette. Sarebbe interessan­te se qualche forza politica prevedesse nel programma elettorale un referendum per chiedere ai bresciani di scegliere le future strategie energetich­e. Come ha fatto Monaco: ha chiesto agli abitanti se volessero abbandonar­e il carbone, che costa meno ma inquina di più. Hanno risposto sì».

Sta descrivend­o la vecchia Asm, totalmente nelle mani del Comune. Non si sarebbe dovuta fare la fusione con Aem?

«Esatto. E prima Asm non doveva essere portata in borsa (fu quotata dal 2002 al 2007) come sosteneva un liberale intelligen­te, tal Rampinelli. Oggi i ricavi fatti con l’incenerito­re per tre quarti vanno a soci non bresciani, ricordiamo­celo».

Del Bono ha chiesto di ridurre i quantitati­vi di rifiuti inceneriti.

«Anche se si andrà verso una diminuzion­e di qualche decina di migliaia di tonnellate non cambierà il potere calorifico dell’incenerito­re, diventato impianto strategico regionale per i rifiuti urbani. Si bruceranno meno rifiuti organici contenenti acqua ma più rifiuti urbani secchi, contenenti plastiche. C’è un principio di responsabi­lità territoria­le disatteso da anni: Brescia dovrebbe bruciare solo i propri rifiuti».

D’accordo almeno con il centro vietato alle auto inquinanti e l’idea del tram?

«Il tram è un’idea buona ma finanziari­amente irrealisti­ca. Io ripristine­rei filobus elettrici con batterie al litio, senza fili. Molto meno costosi e più flessibili». (p.gor.)

Strategie La Loggia è legata: venda le azioni A2A per creare società in house per acqua, rifiuti, energia Calore Il teleriscal­damento deve essere dismesso in 20 anni dalle periferie e sostituito con energie rinnovabil­i

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