L’export in Russia torna a correre Da Brescia soprattutto macchine
Delle potenzialità inespresse dell’economia russa se ne parla da 15 anni. Era il 2001 e Jim O’ Neill, manager di Goldman Sachs, si inventò l’acronimo Bric (Brazil, Russia, India, China) per riferirsi alle economie emergenti. Sintesi vincente, ma il classico «worst scenario» si è avverato e tra crisi di subprime, debiti sovrani, rublo, petrolio e sanzioni reciproche, le relazioni economiche tra Occidente e Russia non sono mai davvero decollate. Oggi, grazie alla ripresa dell’Italia e pure dell’economia di Mosca (dopo 2 anni di recessione il pil cresce), si torna a parlare con forza di Russia. Gli scambi con l’Italia (e Brescia), crollati nel 2015-2016, sono tornati a crescere nel 2017 e ieri, a un grande seminario svoltosi in Aib e dedicato al mercato russo, erano oltre 100 gli imprenditori presenti.
Interesse palpabile e parcheggio esaurito: «Il potenziale non è ancora stato sfruttato», spiega Davide Fedreghini, ufficio studi di Aib, snocciolando i dati. L’export bresciano in Russia, 351 milioni nel 2014, è crollato a 253 milioni nel 2015 e 254 nel 2016. Nel primo semestre 2017, Brescia ha già esportato 125,9 milioni, ben più dei 112 dello stesso periodo dell’anno scorso.
Si esportano soprattutto macchine (40% sul totale), metalli di base (13%, quasi tutto rame e alluminio) e mezzi di trasporto (10%) ma, a dispetto delle sanzioni, anche l’agroalimentare trova dei canali (nel 2017 export di 8,7 milioni, quasi come in tutto il 2016). Non sono trascurabili chimica e abbigliamento. «La Russia vale solo l’1,8% dell’export bresciano e lo 0,6% dell’import», spiega Fedreghini. Per Ferdinando Pelazzo, responsabile Ubi a Mosca, dove vive da quando c’era l’Urss: «Il sistema bancario russo è molto migliorato, il pil cresce e le nuove sanzioni non incidono sugli scambi». Tante le figure di spicco con cui i bresciani si sono interfacciati: spiccano il vice presidente di Confindustria Russia e le massime cariche dei parchi industriali. A fare gli onori di casa presentando Brescia ci ha pensato Giuseppe Pasini, presidente di Aib: «I nostri punti di forza sono l’eccellenza qualitativa, una forte propensione all’export, l’innovazione e l’attenzione allo sviluppo sostenibile».