Parole dipinte e immagini scritte: la poetica di Arrigo Lora Totino
Calzamaglia da mimo e maglione esistenzialista a collo alto, qualche volta osava il tutù: sul palco, con quella mise, gorgogliava sillabe, lettere, fonemi e parole incomprensibili, finendo per innaffiare le prime file della platea. Artista, poeta concreto, padre della poesia sonora, demiurgo della poesia ginnica e della poesia liquida, Arrigo Lora Totino ha trovato l’ispirazione in ritagli di giornale sporchi d’inchiostro, locandine, ritmi di parole, visioni, suoni, scultura e pittura aniconica. Torinese, dagli anni Sessanta ha lavorato a un concetto di poesia al confine tra avanguardie storiche e sperimentazione contemporanea. L’artista e poeta, morto lo scorso anno, era quasi ossessionato dall’idea di creare nuovi significati partendo da segni lasciati liberi e da grumi di colore svuotati di qualsiasi originaria accezione semantica. Le sue provocazioni letterarie sono in mostra da Kanalidarte (via Mario, in città): oltre alle reliquie e alle opere, «Poetica», curata da Valerio Dehò, può vantarsi di avere il video proiettato alla Gam di Torino a marzo 2017 con una serie di performance storiche interpretate da Lora Totino nella sua carriera. «La sua sperimentalità e la sua ironia ne hanno fatto uno dei personaggi più importanti del panorama delle neoavanguardie in Europa». fanno sapere dalla galleria. L’uomo travestito da mimo ha creato un linguaggio in cui suono, gestualità, spazio, recitazione e mimica si contaminano e fondono in un amalgama che, non dimenticando né Marinetti, né la lezione di poeti come Eugen Gomringer, asseconda e porta verso confini inimmaginabili il guizzo gioioso del Cabaret.