Scandalo Ubi, il giorno di Consob e dei risparmiatori
Udienza preliminare per i 30 imputati, più la banca
Ha preso il via nel tribunale di Bergamo l’udienza preliminare ai 31 imputati (30 persone fisiche e la banca stessa) per il caso Ubi: nessuno ha fatto cenno a riti alternativi. Davanti al gup Ilaria Sanesi hanno chiesto di essere parti civili la Consob, l’Adusbef, Giorgio Jannone, capofila della lista Ubi Banca-Ci Siamo, che con i suoi esposti scatenò l’inchiesta. Nessuna richiesta, per ora, di Bankitalia, ma potrà farlo in dibattimento. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di patto occulto tra le anime bresciane e bergamasche con relativo ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza e di aver raccolto deleghe di voto per l’assemblea del 2013.
BERGAMO L’aula della Corte d’assise è stipata di avvocati, una settantina per 30 imputati più la banca come persona giuridica. L’udienza preliminare (lì in via eccezionale) per Ubi Banca si apre con la costituzione delle parti civili. Sarà il giudice Ilaria Sanesi a decidere chi ammettere, il primo dicembre. Intanto, c’è chi è rimasto alla finestra.
Bankitalia, che come Consob è l’autorità di vigilanza a cui — contestano il procuratore Walter Mapelli e il sostituto Fabio Pelosi — sono stati nascosti patti tra la derivazione bergamasca e quella bresciana di Ubi, per governare organi e partecipate. Ma, a differenza della Consob, non si è fatta avanti per chiedere i danni. Potrà ancora farlo, a un eventuale dibattimento. Non si è costituito parte civile nemmeno Andrea Resti, presidente della lista «Ubi, banca popolare!» che nell’ottica accusatoria sarebbe stato danneggiato dalla illecita mobilitazione di voti a favore della «Lista 1» del presidente del Consiglio di sorveglianza, Andrea Moltrasio, nell’assemblea dell’aprile 2013. In termini di contestazione è l’illecita influenza nell’assemblea. «No comment» di Resti, che avrebbe scelto di smarcarsi da possibili polemiche su una richiesta di risarcimento. Della sua lista si sono invece costituiti Doriano Bendotti, Luca Cividini, Dorino Agliardi e Marco Gallarati.
Non si è costituita nemmeno l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, individuata dalla procura come parte offesa. L’ha fatto l’Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari), non indicata dal pm perché questa inchiesta riguarda presunte manovre dei piani alti e non da sportello. Chiede i danni anche Giorgio Jannone (avrebbe colpito se non l’avesse fatto, vista la sua mobilitazione a suon di esposti)come socio e come presentatore della lista «Ubi Banca Ci siamo» in lizza per l’assemblea 2013. «Siamo solo alla punta dell’iceberg — commenta a margine dell’udienza —. Il loro obiettivo era prendere il potere in assemblea, sono arrivato io e ho scardinato tutto». Della sua lista si costituiscono anche Stefano Vedovato (dipendente IW Bank), Luciano Franceschetto e Piero Bertolotto.
C’è cautela a scoprire le carte, anche perché le udienze saranno numerose. Ci vorranno mesi, è probabile. Alcuni imputati parleranno, hanno anticipato.
Nessuno si è fatto avanti alla richiesta esplorativa del giudice sulla scelta di riti alternativi. Non è comunque la strategia difensiva prevalente. Per l’ostacolo alle funzioni di vigilanza sono imputati Andrea Moltrasio, il vice Mario Cera, Franco Polotti (ex presidente Cdg), Victor Massiah come consigliere delegato, Giovanni Bazoli, Francesca Bazoli, Enrico Minelli, Flavio Pizzini, Federico Manzoni, Pierpaolo Camadini, Emilio Zanetti, Giuseppe Calvi, Italo Lucchini, Armando Santus, Mario Mazzoleni e Carlo Garavaglia.
Per illecita influenza sull’assemblea Zanetti, Bazoli, Italo Folonari, Massiah, Moltrasio, il vice direttore generale di Ubi Ettore Medda e il direttore di Ubi Commercio e Industria Marco Mandelli, i responsabili per la gestione del libro soci Giuseppe Sciarrotta e Guido Marchesi, la responsabile della raccolta deleghe di voto Gemma Maria Baglioni, il referente per le operazioni assembleari Enrico Invernizzi, Antonella Bardoni e Angelo Ondei, direttrice del Consorzio fidi dell’Associazione artigiani ed ex presidente Confiab, l’ex presidente della Compagnia delle Opere Rossano Breno, Matteo Brivio, sempre della Cdo, l’ex direttore de L’Eco di Bergamo Ettore Ongis, l’ex consigliere comunale di Forza Italia Stefano Lorenzi e il coordinatore cittadino e avvocato Giovanni D’Aloia.
Penale e civile sono due binari paralleli, ma il primo qualche conto lo dovrà fare con il secondo. La corte civile d’appello ha annullato la sanzione di Consob da 895.000 euro a 19 componenti del Consiglio di sorveglianza: «Ubi informò sulle regole». Ora Consob ricorre in Cassazione.