Truffa, protesi anche ai morti Medico patteggia
Contestata agli imputati una trentina di episodi. L’ortopedico ha patteggiato la pena
A processo per truffa aggravata e falso sono finiti un medico ortopedico del Civile e il legale rappresentante di una ditta fornitrice di protesi «inutili»: hanno patteggiato rispettivamente 2 anni e 8 mesi e 2 anni e 4 mesi.
8 mesi, e 2 anni e 4 mesi. Chiesto invece dal pm il non luogo a procedere nei confronti di due impiegati della ditta, incaricati di inserire i dati sulle forniture (rivelatesi poi fittizie) nel sistema informatizzato di Regione Lombardia.
Nell’elenco inglobato nel fascicolo d’inchiesta c’erano pazienti in condizioni talmente precarie da non prevedere alcun piano di riabilitazione (tanto che in quattro sono poi deceduti addirittura prima dell’arrivo della protesi), che non hanno seguito l’iter riabilitativo, che mai sarebbero riusciti a deambulare o che mai sono stati visitati al fine di valutare una protesi. Ma ogni volta l’ortopedico ne «attestava falsamente la necessità, nonostante mancassero i relativi presupposti». Sui pazienti non veniva condotta alcuna misurazione, qualcuno era ricoverato in rianimazione. O morto. Eppure: «consegnata», attestava l’azienda. E «collaudata» confermava il medico. «Inducendo in errore l’unità approvvigionamenti dell’Asl di Brescia», che si è costituita parte civile a processo salvo poi uscirne dopo essere stata risarcita del danno.
Per certi pazienti sono state prescritte protesi temporanee e definitive, e riparazioni delle stesse, senza che venisse condotta una visita medica: per fatture che arrivavano a sfiorare i 19 mila euro per un solo paziente («ingiusto profitto» alla ditta prescelta).
In sei casi, e per importi decisamente inferiori (non da migliaia di euro ma tra i 290 e i 400 euro) l’ortopedico aveva invece già «predisposto» nella documentazione il nome di una seconda ditta fornitrice, stavolta, di tutori, busti, sedie a rotelle. Che come gli altri presidi non sarebbero stati necessari nè collaudati.