Nove mesi ok L’utile vola a 167 milioni
Nessuna brutta sorpresa nel terzo trimestre di Ubi. Anzi, le tre banche del Centro Italia acquisite in primavera sono ormai integrate e, per il consigliere delegato Victor Massiah, raggiungeranno presto il break even point. Massiah garantisce anche che le nuove regole della Bce sui crediti deteriorati non avranno «impatti particolarmente significativi» grazie alla buona qualità del credito del gruppo e a un mix «fortemente sbilanciato a favore della componente di credito a medio e lungo termine». Il bilancio dei primi nove mesi del 2017 è positivo: il gruppo Ubi chiude il terzo trimestre con un utile di 167,3 milioni al netto delle poste non ricorrenti. Il risultato è frutto dei +190,1 milioni di Ubi «stand alone» meno la perdita da 22,9 milioni delle tre banche acquisite. L’utile contabile, includendo le poste straordinarie come la svalutazione della quota nel Fondo Atlante e, soprattutto, l’allocazione (positiva) dell’avviamento negativo concesso per l’acquisto delle tre banche («badwill») è di 702 milioni. I numeri sono in linea con il piano industriale. Il Cet1, indice di solidità, cresce dall’11,32% di giugno 2017 all’11,54% del 30 settembre (l’obiettivo è il 13,5% entro il 2020). La qualità del credito è stabile: i deteriorati netti si attestano a 8.419 milioni e rappresentano il 9% sul totale degli impieghi, in lieve flessione a 93,9 miliardi ( 94,2 miliardi a giugno). Il piano di esuberi prosegue: al 30 settembre 2017 i dipendenti erano 21.818 rispetto ai 22.122 di giugno 2017.