Portesani, il cuore batte solo per Germani: «Ha lo spirito per arrivare lontano»
Stagione di grazia ’90-’91. La Virtus, allora targata Knorr, viaggia a rullo compressore e dalla Bassa bresciana all’ombra della torre degli asinelli arriva il 19enne Gigi Portesani, reduce dalle soddisfazioni con Brescia, dove aveva iniziato con Fossati, viziate nell’ultimo periodo, in vero, da un infortunio. «Non è che abbia avuto molto spazio — ricorda Portesani, detto «meteorite» — perché mi sono ritrovato a giocarmela con un mostro sacro come Richardson, vulcanico in campo,strepitoso da vedere». Un roster da dream team quella Knorr con, tra gli altri, Brunamonti, Binelli e Gallinari (papà di Danilo), allenatore Messina. Per Gigi 49 presenze in gare ufficiali e 125 punti e a curriculum anche i 43 punti segnati (tra andata e ritorno) nel preliminare di Coppa delle Coppe contro il Csu Balanta Sibiu. Parquet ad altissimi livelli, potenzialità da vendere per il nostro che però fatica ad ambientarsi. «Ero molto giovane e molto attaccato alla mia squadra. A 15 anni ero passato dalla curva dove facevo il tifo per Silverstone e Simmenthal, al campo con gli altri che facevano il tifo per me. Brescia l’ho sempre avuta nel cuore. Sono stato poi a Siena e ho giocato in serie B ma non sono mai riuscito ad affezionarmi ad una squadra come lo ero a Brescia. Però il basket mi ha aiutato a crescere come persona». Canotta e pantaloncini li ha dismessi da qualche anno e oggi che è direttore commerciale di un’azienda di Verolanuova è tornato a fare il tifoso. Della Germani, ovviamente. «Ho visto la partita contro Reggio Emilia e ho ritrovato e il calore del vecchio Eib. Pubblico meraviglioso, società con grande voglia di fare, Diana capace di un affiatamento forte e squadra compatta. C’è lo spirito per arrivare lontano». (l.g.)