RICORDARE BAZZINI E LA SUA TURANDA
La musica del bresciano Antonio Bazzini risuona in questi giorni al Teatro alla Scala. Il compositore, del quale ricorrerà il prossimo anno il duecentesimo anniversario dalla nascita, è infatti tra coloro che hanno scritto un brano per la Messa per Rossini, il Requiem che fu fortemente voluto da Giuseppe Verdi quale omaggio dei principali compositori italiani dell’epoca, siamo nel 1868, all’indomani della scomparsa del Cigno di Pesaro. La partitura sacra non giunse ad avere un’esecuzione pubblica a un anno dalla morte di Rossini e fu a lungo creduta persa. Ritrovata a metà degli anni Ottanta del secolo scorso, fu eseguita in prima assoluta a Stoccarda nel 1988. Giunge ora sul palco della Scala grazie alla volontà del direttore musicale Riccardo Chailly che ne ha offerto una lettura tesa e vibrante, grazie anche al concorso di cinque validissimi solisti: Maria José Siri, Veronica Simeoni, Giorgio Berrugi, Simone Piazzola e Riccardo Zanellato; superbo il coro istruito da Bruno Casoni. La Commissione chiamata a scegliere «i più distinti maestri italiani» per «onorare la memoria di Rossini», come Verdi scrisse in una sua lettera a Ricordi, affidò dunque al bresciano Bazzini la composizione del «Dies irae», il secondo numero della partitura che, complessivamente ne conta tredici. Bazzini, noto in tutta Europa, era reduce da una prestigiosa carriera come violinista e compositore. Il suo «Dies irae» palesa una notevole perizia tecnica nella scrittura orchestrale e una spiccata originalità in quella corale. L’esecuzione milanese della sua musica offre l’occasione per tornare a parlare del maggior compositore bresciano dell’Ottocento. Da queste pagine, avevamo già scritto per chiedere alla città e alle sue istituzioni di celebrare degnamente l’anniversario della nascita di Bazzini. Sappiamo che qualcosa si è mosso. Il direttore del Conservatorio Ruggero Ruocco ha anticipato che nell’autunno prossimo ci saranno una stagione concertistica dedicata a Bazzini e un convegno di studi promosso dall’Istituto cittadino insieme all’Ateneo di Brescia. Sul fronte delle incisioni discografiche, si preparano un’integrale delle sue composizioni per violino e pianoforte e una dei quartetti. Manca tuttavia, al momento, un progetto per mettere in scena l’unica opera scritta da Bazzini, quella «Turanda» che un suo illustre allievo al Conservatorio di Milano certamente tenne presente quando scrisse il suo ultimo, magnifico capolavoro. L’opera in questione è «Turandot» e il celebre allievo è Giacomo Puccini.