Save the children promuove Brescia Sull’Atlante è in posizione «buona»
Una delle sfide principali è quella della denatalità e dell’inclusione
Un minore su sei in condizioni di povertà relativa, uno su dieci che abbandona troppo presto la scuola, uno su due che nel corso dell’anno non svolge quattro o più attività culturali. È la fotografia della Lombardia fatta da Save The Children nell’ottava edizione dell’Atlante dell’Infanzia lettera alla scuola presentato nella giornata di ieri e che a giorni sarà in libreria. La provincia di Brescia, in un contesto non particolarmente brillante, non se la passa però male. Nell’atlante Brescia è segnalata in posizione buona (attraverso un sistema di cartine della penisola che cambiano tonalità a livello provinciale) per numero di alunni non ammessi alla classe successiva nella scuola secondaria di primo grado, formazione degli insegnanti, inclusione degli studenti con cittadinanza non italiana, numero di palestre, biblioteche e laboratori. Una delle grandi sfide attuali è quella della denatalità e dell’inclusione dei bimbi non di cittadinanza italiana. Brescia è provincia relativamente giovane, con i suoi problemi di invecchiamento ma in situazione sicuramente migliore della media nazionale. Merito questo anche della natalità delle famiglie straniere, in calo in questi ultimi anni, ma comunque mediamente superiore rispetto alle mamme italiane. Questo comporta che a Brescia il numero di over 65 ogni 100 under 14 è di 143, più basso rispetto ai 168 di Varese, i 161 di Como o i 173 di Sondrio, giusto per rimanere in regione, e più simile a quello di Bergamo (136). Effetti pratici? Non male per Brescia: «Di fronte alla sfida dell’inclusione - si legge nell’Atlante - in Italia solo nel 2,2% delle scuole del primo ciclo gli insegnanti ricevono formazione specifica; un passo avanti è stato fatto con il Piano di formazione dei docenti 2016-2019 e, a livello regionale, un dato particolarmente positivo è registrato a Brescia, dove il 7,4% degli istituti scolastici offre tale opportunità». Se Brescia non se la passa male, il Nord Italia va meglio del Sud nel grande capitolo dell’accesso e del diritto all’istruzione. Il quadro è più desolante se il raffronto è fatto con l’Europa. «Con solo il 4% del Pil nazionale speso nel settore dell’istruzione - si legge nell’Atlante -, contro una media europea superiore di quasi un punto percentuale (4,9%), non è facile per la scuola pubblica offrire una risposta adeguata alle problematiche che incontra. Le poche risorse si traducono in strutture a volte fatiscenti o spoglie».
Dati negativi in Lombardia anche per i «disconnessi culturali», aspetto strettamente legato alla disuguaglianza economica: «In Lombardia più di 1 ragazzo su 2 trai 6 e i 17 anni non arriva a svolgere, in un anno, quattro delle seguenti attività culturali: lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet». Una scuola, insomma, che secondo Save The Children talvolta alimenta disparità.