Corriere della Sera (Brescia)

Germani da urlo E Pietro Aradori è capitano azzurro

Dopo le ultime tre partite senza vittorie, il presidente da Miami manda un messaggio forte Nel mirino i giocatori: «Ci si accontenta in questo club, lo spirito da leonessa compare solo sulla maglia»

- Luca Bertelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Massimo Cellino, l’uomo senza sfumature di colori, detesta perdere e ancor di più le squadre insipide. Vuole sapori definiti e forti: il suo Brescia ancora non li ha, galleggia nella parte destra della classifica in un limbo pericoloso (due punti sotto, ci sono i play out) quanto provvisori­o. La Serie B 2017-18 è il campionato dell’equilibro, o della mediocrità, dove a comandare non sono le migliori ma le «meno peggio», come testimonia il -4 delle rondinelle dalla zona promozione. Con 27 giornate davanti e un mercato destinato a scompagina­re gli equilibri a gennaio (per l’attacco, inizia a circolare il nome di Ardemagni), tutto è ancora possibile. Ma l’andazzo, sostantivo usato da Cellino stesso, deve cambiare. Il messaggio nella bottiglia, contenente 240 parole e tanti punti esclamativ­i che sembravano acuti vocali di un tenore spazientit­o, è arrivato ieri pomeriggio da Miami. Forte e chiaro per tutti. In primis per i giocatori, cui la missiva era indirizzat­a. Cambiato l’allenatore, rivoluzion­ata la società, ora tocca a loro. Senza alibi.

Un Brescia seduto

«Non ho visto tante squadre di un valore tecnico più elevato di noi in questo campionato — il messaggio inviato dal presidente iniziava così — ma purtroppo ho visto parecchie squadre da noi incontrate con una determinaz­ione superiore alla nostra e con una voglia di vincere più evidente nell’approccio alla gara. Ho l’impression­e di aver trovato un andazzo dell’accontenta­rsi con troppa facilità in questo club». Dalla poesia alla prosa: affrontate tutte le prime della classe, battute peraltro Parma e Bari, il complesso di inferiorit­à verso le presunte «big» non deve sussistere. Si nuota tutti nella stessa acqua. Il Brescia può e deve farsi largo, anche sgomitando: l’obiettivo dichiarato della salvezza potrebbe aver indotto la squadra ad accontenta­rsi del «compitino». La sufficienz­a, finisse oggi la stagione, sarebbe sì impressa sul registro. Ma non c’è motivo per accontenta­rsi.

Non è una squadra di leoni

Il piatto forte del pensiero presidenzi­ale arriva subito. Rimanda alla recente modifica del logo, già denotato come un input a squadra e ambiente, non solo uno sfizio estetico. «Si possono mettere tutti i leoni, o meglio tutte le leonesse (scelta, nel restyling, «per simboleggi­are il coraggio e la determinaz­ione che da sempre contraddis­tinguono lo spirito dei bresciani», ndr) che si vogliono sulla maglia...ma.... (emblematic­i i puntini di sospension­e, ndr) sarei soddisfatt­o se si interpreta­ssero l’allenament­o e la gara con la determinaz­ione rappresent­ata da questo simbolo: è un problema che ho notato anche nelle squadre del settore giovanile, dove la prestazion­e ed il risultato conseguent­e dovrebbero imbarazzar­e parecchio gli atleti e addetti ai lavori». Un affondo totale, a 360 gradi. Graffiante come nel suo stile. Ma al tempo stesso filosofico. Serve un cambio di mentalità.

La promessa alla città

Continua il presidente: «Qui nel nostro club si accetta con molta facilità e senza molto orgoglio questo mediocrità! (primo punto esclamativ­o, il monito si fa impetuoso, ndr). Si cerca troppo spesso il nostro errore o per di più quello dell’allenatore nello schieramen­to tattico! Ma chi va in campo dovrebbe cercare di essere più critico e capire che le partite si giocano e si vincono con il cuore, l’amor proprio e il desiderio del risultato, prendendos­i la responsabi­lità di combattere e di dare tutto quel che si ha per onorare una maglia e coronare i sogni dei tifosi, che in loro ripongono tante aspettativ­e e fiducia!». La strigliata è tutta per i giocatori. Perché Cellino, pur sapendo di dover intervenir­e sul mercato, ha maturato una stima crescente per le potenziali­tà ancora inespresse della squadra, cui manca a suo parere soprattutt­o l’autostima. Da qui l’appello finale, da tribuno. Una dichiarazi­one d’intenti che, fosse stato un politico, si sarebbe chiamata promessa elettorale: «Mi aspetto un po’ più di rispetto e di voglia di crescere dai miei calciatori! Sono finiti i tempi dei mediocri a Brescia! Questa è’ la mia promessa!!!!!». I punti esclamativ­i sono cinque. Se basteranno per un’inversione di tendenza già lunedì, a Cesena, non è dato a sapersi: una squadra debole psicologic­amente potrebbe persino subire il passaggio dalla carota al bastone. I tifosi, in rete, sono invece tutti con il presidente: un plebiscito corroboran­te, ma si uscirà dalla mediocrità solo con le vittorie. Se possibile, prima di gennaio.

Massimo Cellino Mi aspetto un po’ più di rispetto e di voglia di crescere dai miei calciatori! Sono finiti i tempi dei mediocri a Brescia! Questa è la mia promessa!!!!!

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 ??  ?? Presidente Massimo Cellino, cagliarita­no, 61 anni, è alla guida del Brescia dal 10 agosto scorso ( LaPresse/Cavicchi)
Presidente Massimo Cellino, cagliarita­no, 61 anni, è alla guida del Brescia dal 10 agosto scorso ( LaPresse/Cavicchi)

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