Nevrosi da salotto
Il debutto Micheletti nel «Tartufo» di Molière: «Ne ho fatto un noir»
Èun’aspra satira contro l’ipocrisia ammantata di religiosità, contro la devozione ruffiana degli impostori e dei traffichini, ma anche una metafora sul rapporto tra la libertà dell’artista e il potere. Fu scritta per allietare la corte d re Sole ed è una critica sottile e tagliente come un rasoio sulla società dell’epoca. Stiamo parlando del «Tartufo» di Molière, commedia che la storica Compagnia teatrale I Guitti ha scelto per festeggiare i due anniversari che ricorrono in questa stagione: i 130 anni della dinastia Micheletti-Zampieri, famiglia d’arte del Teatro girovago italiano, una delle pochissime superstiti, e in 40 anni della rifondazione della Compagnia stessa da parte di Adolfo Micheletti e Nadia Buizza.
Perché Molière? «Perché è il guitto per antonomasia per quanto riguarda il suo percorso umano ed artistico. In questo senso è il nostro nume tutelare — ci dice Luca Micheletti, figlio di Adolfo e Nadia, attore regista e drammaturgo tra i più attenzionati del palcoscenico italiano, appena reduce da un «Peer Gynt» di Ibsen applauditissimo a Roma —. Per celebrare l’evento andrà in scena tutta la famiglia: mio padre e mia madre, mio fratello Stefano, la mia compagna Claudia Scaravonati (e inoltre Diego Baldoin e Alessandra Mattei). La regia è mia, così come la nuova traduzione e il ruolo del titolo. Sono circa una ventina gli allestimenti tratti da Molière negli ultimi 40 anni della sua storia. Il Tartufo mancava nell’elenco».
Quali sono le linee di regia? «È un dramma satirico in un interno con quelle nevrosi da salotto che avevano peraltro catturato l’interesse anche di Pasolini: il suo film Teorema raccontava infatti l’intrusione dentro la famiglia di un soggetto alieno che operava come un sabotatore e faceva esplodere le problematiche latenti. Confesso inoltre che sono rimasto impressionato da un altro film, il Tartufo di Murnau degli anni ‘20. Quello di Molière, per quanto sia uno dei più rappresentati, ma rimane un testo sfuggente. Ho visto varie edizioni in Italia e all’estero e ogni volta ho trovato qualcosa di nuovo, di sommerso. A supplemento di lettura, aggiungo che è anche una commedia poliziesca, un giallo in cui non si capisce bene quanto coloro che simulano ciurlino nel manico. Mi sono disfatto dell’epoca e ne ho fatto una sorta di noir ambientato in un primo ‘900 senza luogo ma riconoscibile». Debutto a Breno al Teatro delle Ali il prossimo venerdì 24. Altre date in zona: Manerbio il 27, a Travagliato il 2 dicembre, a Flero il 3. Dal 2018 la tournée nazionale in via di definizione.