Cascinale nel Pcb, Imu annullata
L’Agenzia delle Entrate corregge la Loggia: fabbricati inutilizzabili e senza valore
La Caffaro ha avvelenato il loro sangue e i loro campi in via Rose di Sotto, inutilizzabili per legge dal 2002, quando si è scoperta la spaventosa contaminazione da Pcb. Eppure la Loggia ha chiesto alla famiglia Faustini oltre 30 mila euro di Imu per i loro edifici. La commissione tributaria dell’Agenzia delle Entrate ha annullato la tassa, creando un importante precedente: «Fabbricati inutilizzabili e senza valore».
La Caffaro ha letteralmente distrutto la loro vita. Avvelenato il loro sangue. Così come i loro campi in via Rose di Sotto, che non possono più coltivare da 15 anni. I fabbricati agricoli hanno completamente perso il loro valore. Scheletri di conchiglie su una spiaggia di limo tossico. Visto che le tonnellate di policlorobifenili e mercurio arrivate attraverso i fossi nei terreni tutt’intorno, hanno azzerato il loro valore commerciale. Eppure il Comune di Brescia ha chiesto ugualmente il pagamento dell’Imu dal 2012 al 2015. Con l’aggiunta di salate sanzioni. Trentamila euro in tutto. La famiglia di Caterina Faustini ha provato a spiegare alla Loggia il paradosso dell’ ingiustizia subita. Niente da fare. E così si son presi un avvocato (Paolo Lombardi, per la cronaca) e sono ricorsi alla commissione tributaria dell’Agenzia delle Entrate. Che ha dato loro ragione.
La commissione tributaria presieduta da Massimo Vitali (giudice Valter Seddio) ha motivato nel dettaglio l’iniquità del provvedimento comunale. La Caffaro, fabbrica chimica che per un secolo ha lavorato in via Milano, ha inquinato quasi 700 ettari di territorio. I più avvelenati sono i 70 ettari lungo la tangenziale ovest (prima di arrivare in via Orzinuovi). Qui le concentrazioni di inquinanti sono così alte che dal 2002 la Loggia continua a reiterare ordinanze per vietare qualsiasi coltivazione. Ersaf ed Ats stanno portando avanti sperimentazioni su mais, orzo, frumento, triticale. I primi risultati sono buoni (gli inquinanti non vengono assorbiti dalle piante) ma da qui a dire che i terreni possono tornare coltivabili ce ne passa. Ad esempio, vanno risolti i problemi del sollevamento di polveri (velenose) derivanti dalla lavorazione dei terreni. Di fatto le ordinanze bloccano da 15 anni qualsiasi forma di reddito da impresa agricola. Eppure per l’ufficio tributi del Comune di Brescia i Faustini avrebbero dovuto «fare domanda di inagibilità degli immobili». Il che non avrebbe determinato l’esenzione dall’imposta. Solo la sua riduzione. L’esenzione dell’Imu è prevista solo in caso di ipoteca o sequestro degli immobili, ha chiarito la Loggia (difesa dall’avvocato Dante Daniele Buizza) che ha ricordato l’obbligo di dover applicare una legge nazionale. Già, perché ad onor del vero nel 2014 aveva fatto presente al ministero dell’Economia e Finanze il cortocircuito del caso Caffaro. Non ricevendo deroga alcuna. Ma ora la commissione tributaria delle Agenzia delle Entrate (longa manus di quello stesso ministero) non usa mezzi termini: quelli dei Faustini «sono stati immobili isolati e sequestrati dalle delibere del Comune di Brescia». Quei campi e quei fabbricati hanno subito un blocco totale. Impossibile metterli a reddito, affittandoli. Pena sanzioni penali. Perché sono soggetti ad ordinanze comunali emesse per evitare che i Pcb finissero nella filiera alimentare (contaminando migliaia di consumatori, come accaduto fino al 2002). Ordinanze che hanno disinnescato la possibilità di chiedere imposte su quei fabbricati, avanzate anche su un terreno.
Con ordine. L’Imu è stata estesa a terreni e fabbricati agricoli dal governo Monti nel decreto «Salva Italia» del dicembre 2011, quando si doveva fare cassa per evitare il rischio default del Paese. La sua prima applicazione sui terreni Caffaro, da parte della giunta Paroli, creò una sollevazione da parte dei proprietari e dei sindacati agricoli. Il problema si ripresentò anche nel 2013 ma la giunta Del Bono nel 2014 ha previsto il «fondo azzera Imu»: circa 36 mila euro come ristorno agli agricoltori beffati. Ma le compensazioni non sono state previste per i fabbricati. E a quanto si evince, nemmeno su tutti i campi.
Nel ricorso (vinto) l’avvocato Lombardi si spinge oltre l’aspetto tecnico-burocratico. Prima chiede come sia possibile che la Caffaro, abbia continuato ad operare ed inquinare per decenni «anche successivamente alle evidenze dell’inquinamento, oramai perfettamente conosciute e comunque conoscibili, oltreché analizzate anche scientificamente, da parte delle Pubbliche Autorità e dello stesso Comune di Brescia». E se ha creato lavoro per centinaia di dipendenti, contribuendo nell’immediato a creare un indotto economico, i danni ambientali sono devastanti (per Ispra superavano 1,5 miliardi). Incalcolabili i danni sanitari: migliaia di bresciani che hanno consumato latte e carni contaminate hanno concentrazioni record di Pcb nel sangue. Soprattutto gli agricoltori di via Rose di Sotto. Coltivatori che si sono visti azzerare il valore dei loro beni, frutto di generazioni di lavoro. Si sa, la Caffaro è fallita e non c’è più un euro di rimborso per le sue vittime. Per il tribunale di Milano i danni non si possono chiedere agli ultimi azionisti (Sorin, Bios, Monte Paschi, Mittel, Unipol, Ge Capital) subentrati quando il danno era già stato fatto. Ma gli unici «a pagare» quel disastro ecologico non possono essere i proprietari dei terreni.
I fabbricati dei Faustini, varrebbero 4 milioni se si trovassero su campi «sani». Ora non valgono nulla. Senza contare i milioni di euro necessari alla bonifica. Lombardi ha invocato il principio di solidarietà e di uguaglianza degli articoli 2 e soprattutto 3 della Costituzione: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». L’ostacolo economico, per quanto riguarda le zolle avvelenate dei Faustini è un fatto macroscopico. Lombardi ha citato anche l’articolo 53 della Costituzione: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Ma la capacità contributiva dei Faustini è stata azzerata dai Pcb. Vivono con una misera pensione. Per questo chiedere loro circa 8 mila euro l’anno di Imu è semplicemente immorale. L’Agenzia delle Entrate di Brescia è d’accordo. E si spera che ora lo comunichi al ministero competente.