Una casa-museo dentro i saloni di Palazzo Tosio
L’allestimento a cura di Valerio Terraroli con opere scelte da Ateneo, Loggia e Brescia Musei
Una casa museo a Palazzo Tosio. Lo storico dell’arte Valerio Terraroli sceglierà le opere che saranno esposte nel palazzo: l’Ateneo lo riaprirà a marzo, con le Giornate di primavera del Fai e il suo esercito della bellezza pronto a scortare il pubblico nelle sale. Dipinti e sculture saranno decisi insieme a Loggia e Brescia Musei.
Divani di velluto, salottini rossi, boudoir, specchi intorno al busto Eleonora d’Este e agavi nel giardino: il conte Tosio decise persino le tende. Lo storico dell’arte Valerio Terraroli, invece, sceglierà le opere che saranno esposte nel suo palazzo: l’Ateneo lo riaprirà a marzo, con le Giornate di primavera del Fai e il suo esercito della bellezza pronto a scortare il pubblico nelle sale.
L’idea è di farne una casamuseo con una mostra permanente di dipinti e sculture che saranno decisi insieme a Loggia e Brescia Musei: «Opere compatibili con gli standard di sicurezza del palazzo, che al momento stiamo verificando» fa sapere Sergio Onger, presidente dell’Ateneo. La casa museo sarà riaperta a marzo: «L’idea è di organizzare visite guidate periodiche con il Fai».
La prognosi di palazzo Tosio non è riservata: il restauro è in corso, ma per la vernice gli interni dovrebbero essere quasi del tutto sistemati. Da qualche tempo, Terraroli sta studiando l’allestimento e le possibili suggestioni: le opere da esporre nelle sale saranno decise dall’Ateneo con Brescia Musei e Loggia. Si saprà di più a gennaio inoltrato, ma è possibile che si decida di esporre dipinti e statue ottocenteschi, della stessa epoca del palazzo disegnato dall’architetto Rodolfo Vantini dietro la strettissima supervisione del conte.
A trascinare il pubblico nelle sale Tosio penseranno i ciceroni del Fai, che conoscono ogni centimetro di quella casa museo: due anni fa, nelle Giornate di primavera, hanno spiegato l’architettura e la storia del palazzo a cinquemila persone a palazzo in sole 48 ore, un record che lascia intuire il successo che potrebbe avere la riapertura della casa.
Nel frattempo, dalla scorsa primavera, gli operai si sono arrampicati anche sul tetto: la pioggia filtrava dai coppi e minacciava gli stucchi, gli affreschi e le decorazioni neoclassiche. Il preventivo dei lavori, circa 40 mila euro, è stato saldato dagli inquilini (sono ospiti dal 1909).
Il restauro di affreschi, statue e bassorilievi delle sale al primo piano, e il piccolo ritocco dell’androne è stato invece reso possibile dai 100 mila euro arrivati con il bando «Cult city» dell’assessore regionale Mauro Parolini: una serie di finanziamenti da 1.972.115 euro (metà sono pagati dalla Loggia) per cantieri di manutenzione (a palazzo Tosio come nel ridotto del Grande), nuovi arredi da salotto urbano per il centro città e altre iniziative.