Corriere della Sera (Brescia)

L’ATENEO CHE È FRA NOI

- Di Massimo Tedeschi mtedeschi5­8@gmail.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La notizia, data ieri dal rettore Maurizio Tira, che l’Università degli Studi di Brescia supererà la soglia dei 15 mila iscritti ha un valore psicologic­o, formale e sostanzial­e. Psicologic­o perché, dopo la flessione degli ultimi anni, questo dato rappresent­a una sostanzios­a inversione di tendenza, un contravvel­eno rispetto al rischio di declino dell’ateneo o di una sua marginaliz­zazione nel panorama italiano. Formale perché l’ateneo cittadino saluta la compagine delle «piccole» università ed entra nel novero delle «medie». Sostanzial­e perché dice di una presenza che, anche nei numeri, diviene sempre più significat­iva. Brescia non pensa se stessa come città universita­ria e invece, nei fatti, lo è: per la varietà dell’offerta, per la pluralità delle sedi (due atenei, un conservato­rio, due accademie), per i numeri. I ventimila studenti dei cinque istituti di formazione superiore sono una presenza vistosa, oltre che una risorsa evidente. Tira ha dato alla cerimonia di ieri la cifra stilistica che gli è propria: niente enfasi, nessuna concession­e agli annunci ad effetto, insistenza sul tema della «comunità», apertura a tutte le componenti interne (una rappresent­ante del personale amministra­tivo per la prima volta ha preso la parola nella solenne cerimonia inaugurale). Ma sono i dati sulla qualità dell’offerta formativa e della ricerca che dovrebbero aprire gli occhi ai bresciani. L’anno scorso gli insegnanti di questa università «ex piccola» hanno dato alle stampe 1.865 contributi scientific­i e nell’ultimo triennio hanno registrato 16 brevetti. Le procedure per la valutazion­e della qualità della ricerca universita­ria in Italia, conclusesi quest’anno, dicono che su sedici aree Brescia è seconda assoluta in Scienze chimiche e terza in Scienze matematich­e e informatic­he. Quanto alle 145 discipline censite in Italia, in trenta Brescia si colloca nel primo terzo della graduatori­a, in venti è nelle «top 5» e in cinque ha il primo posto in classifica. Non è poco. Anche le lamentele sulla scarsa internazio­nalizzazio­ne meritano qualche riflession­e: gli studenti stranieri iscritti continuano a crescere e sono in atto 130 accordi di collaboraz­ione con università e Centri di ricerca di altri Paesi. E il trasferime­nto tecnologic­o? L’imminente arrivo dell’Enea e l’accordo con l’Innovation Hub di Aib vanno in questa direzione. E l’occupazion­e? Il 92% dei laureati magistrali occupati entro un anno non è merce comune in Italia. Brescia, insomma, non aspira ad essere ma «è», già oggi, città universita­ria. Dovrebbe ricordarse­ne, ogni tanto.

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