Qualità della vita: la provincia resta ricca ma incolta
La provincia perde una posizione (è 46esima) nella classifica del Sole 24 Ore
La provincia di Brescia ristagna a metà classifica (46esima su 110) nel report sulla qualità della vita stilato dal Sole 24 Ore. I 42 indicatori analizzati confermano il cliché di un territorio «ricco» e «ignorante». Provincia tra le prime in Italia per impieghi bancari (ma anche per buona Sanità), resta tra le ultime per numero di laureati, librerie procapite ed eccessivo consumo di suolo. Non è luogo dell’innovazione (50esima per startup), mentre resta il problema sicurezza, con troppe rapine e furti.
Ebbene sì. la provincia di Brescia fatica a scrollarsi da dosso la nomea di provincia ricca ed «ignorante». È quinta in Italia per impieghi sui depositi bancari ma tra le ultime dieci per numero di laureati e librerie pro-capite. Tanto che l’annuale report sulla «Qualità della vita» redatto dal Sole 24 ore la lascia ristagnare a metà classifica. È alla 46esima posizione (su 110 province), una in meno rispetto all’anno precedente. Molto lontano dal benessere generalizzato delle piccole cittadine alpine (Belluno, Aosta e Sondrio sono le prime tre classificate) ma anche dalla congiuntura negativa fatta di disservizi e disoccupazione delle città del sud Italia. Certo è che le province limitrofe della Lombardia orientale (Bergamo, Mantova, Cremona) in classifica si trovano davanti a Brescia.
La fotografia scattata dal principale quotidiano economico italiano negli anni ci ha abituati a balzi davvero anomali (che forse andrebbero indagati): Brescia tra il 2012 e il 2013 passa dalla 26esima alla 53esima posizione; torna 26esima in classifica l’anno dopo, galleggia nel 2015 (è al 28°posto) e sprofonda nuovamente nel 2016 in 45esima posizione. Mentre altre analisi sono state più generose: quella recentissima di ItaliaOggi la colloca al 27° posto (uno in più dello scorso anno) mentre Legambiente in Ecosistema Urbano quest’anno l’ha fatta avanzare Di 34 posizioni (dall’ 83° al 43° posto). Resta il fatto che qualcuno dei 42 indicatori utilizzati per dare il voto finale (e assommati in sei macroaree) forniscono interessanti spunti di riflessione. Il settore «ambiente e servizi» si basa sulla classifica Ecosistema Urbano (dove permangono di fatto criticità innegabili legate all’inquinamento) e si aggiunge l’impietoso dato sul consumo di suolo (87° posto) ma anche sui troppi ritardi nella diffusione della banda larga (71°). Certo a fare da contraltare c’è una Sanità notoriamente eccellente (6° posto) e un’elevata spesa procapite per disabili e minori (20° posto). Tallone d’Achille è la cultura; non solo per una vergognosa percentuale di laureati e per le pochissime librerie ma anche per le sale cinematografiche (80esima). Ai bresciani piace di più lo sport (13esima provincia italiana). Ad abbassare il voto generale contribuisce anche il capitolo sicurezza (78esima per rapine e 84esima per furti in abitazione).
Nel settore lavoro e innovazione è al 24esimo posto, ma non è certo basso il numero di disoccupati (44° posto) e il numero delle start up non eccelle (50° posto). Certo è una provincia ricca: il Pil pro capite è il 18esimo in Italia e la stessa posizione in classifica viene occupata dai depositi bancari. Più che buono anche l’importo medio delle pensioni (24° posto). Nota dolente, i canoni d’affitto, dato inserito nel capitolo ricchezza e consumi, all’ 84° posto in Italia.