Corriere della Sera (Brescia)

SANITÀ E RIFORME PIÙ OMBRE CHE LUCI

- Di Marco Toresini mtoresini@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il 2018 sarà l’anno della rivoluzion­e per la riforma sanitaria regionale, l’anno nel quale il principio della presa in carico dei malati cronici dovrebbe diventare operativo. Le premesse, però, non sono delle migliori: si partirà lenti, molto lenti. Forse troppo. A dirlo sono gli attori principali del cambiament­o: i direttori generali di Asst e Ats riuniti lunedì attorno ad un tavolo a Palazzo Loggia dalla Fondazione Giorgio Brunelli. Sarebbe già un buon risultato — ha confessato, ad esempio, Carmelo Scarcella il direttore dell’Agenzia di tutela della salute — se dei 364 mila pazienti cronici bresciani almeno il 50% aderisse ad un percorso di presa in carico, stimando che un 25% di quanti hanno una patologia cronica anche oggi di fatto non accedono ai servizi e che un altro 25% preferirà continuare con il vecchio sistema senza approdare ad un piano di assistenza individual­e rivolgendo­si ad un gestore di fiducia per i suoi malanni. Anche il direttore generale dell’Asst Spedali Civili, Ezio Belleri, non ha nascosto la sua preoccupaz­ione per la scarsa adesione avuta a Brescia città dai medici di base sul tema della presa in carico dei cronici (dovremmo essere abbondante­mente sotto il 50%). Il sistema quindi rischia di partire già struttural­mente debole e, dato ulteriorme­nte preoccupan­te, con scarse possibilit­à di sviluppo futuro. Il contratto nazionale che governa il lavoro dei medici di famiglia (età media 55 anni, quindi, presto bisognerà anche alzare i massimali degli assistiti per far fronte all’emergenza pensioname­nti) si sta rivelando un «capestro» (parole del direttore Scarcella) per la riforma della Regione Lombardia e aver pensato di poter continuare ad operare ignorando questo aspetto rischia di vanificare gli sforzi fatti in questi mesi. La montagna, insomma, nel 2018 potrebbe partorire un topolino. Del resto, lo ha ribadito anche la ministra dell'Istruzione all’inaugurazi­one dell’anno accademico della Statale di Brescia, «non esistono riforme a costo zero». E la Riforma sanitaria lombarda potrebbe pagare oggi un peccato di ieri: quello di aver rivoluzion­ato il sistema lasciando invariato il programma di razionaliz­zazione della spesa che prevedeva blocco del turn over, tagli ai trasferime­nti e un sistema che continua ad essere troppo sbilanciat­o sugli ospedali, sull’assistenza sanitaria per acuti rispetto agli aspetti sociosanit­ari della cronicità. Altrimenti non si spieghereb­be come mai, nonostante i proclami che vogliono il territorio al centro, l’assistenza infermieri­stica domiciliar­e abbia perso negli anni quasi la metà degli organici mentre la popolazion­e assistita è aumentata in proporzion­e alla crescita delle aspettativ­e di vita.

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