Corriere della Sera (Brescia)

Studenti bresciani in viaggio alla scoperta del volto di Israele Dalle eccellenze tecnologic­he alla quotidiana ricerca di una convivenza possibile

- Di Marco Toresini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quanti volti può avere un Paese? Quelli raccontati dalla television­e, o quelli imposti dalla politica e dalla ragion di stato, quelli tracciati da una storia millenaria o costruiti con fatica dai popoli, dalla gente comune alla ricerca quotidiana di una convivenza possibile? Qual è il volto di un Paese come Israele? A 70 anni da quel 29 novembre 1947 in cui la risoluzion­e 181 dell’Onu sancì il piano di partizione della Palestina con la costituzio­ni di due stati indipenden­ti (uno ebraico e l’altro arabo), un gruppo di studenti bresciani dell’Istituto di Istruzione superiore Grazio Cossali di Orzinuovi, ha provato a dare un volto all’Israele del 2017 e lo ha fatto insieme ad una delegazion­e di giovani italiani (da Firenze a Torino, passando per Milano, Piacenza e Venezia) che hanno aderito ad un viaggio studio organizzat­o dalla Associazio­ne amici dell’Università di Gerusalemm­e in collaboraz­ione con la Fondazione Camis De Fonseca. Un percorso (dal 19 al 26 novembre) che solo a tratti ha incrociato le mete turistiche tipiche di quella giovane nazione del vicino oriente, cercando di dare corpo alla voglia degli israeliani di scrollarsi da dosso lo stigma di Paese militarizz­ato, in perenne conflitto, ostaggio della questione Palestines­e.

Così i percorsi degli studenteo ti bresciani e italiani hanno incrociato le esperienze d’eccellenza dell’Istituto Weizmann di Tel Aviv, un centro di ricerca scientific­a che con il Technion di Haifa rappresent­a il motore dell’innovazion­e (dalle nuove frontiere della genetica alle macchine elettromed­icali d’avanguardi­a). Un luogo di formazione per tanti nobel israeliani e che oggi ha 5 facoltà a vocazione scientific­a dove si studiano malattie insidiose come quelle neurodegen­erative. Mille studenti (pagati per fare ricerca) provenient­i da 42 paesi, 250 docenti, un budget che ha fatto del trasferime­nto tecnologic­o (con le relative royalties) e delle donazioni la spina dorsale del proprio bilancio, partecipat­o dai contributi dello Stato solo per il 25%. Oppure hanno toccato con mano nel Negev i risultati del Centro di ricerca e sviluppo Ramat Hanegev fondato dall’italiano Giulio De Angelis, che si occupa di far fiorire il deserto, nel senso di studiare le soluzioni migliori per una irrigazion­e ottimale in zone aride e per trovare le colture che meglio sopportano climi estremi. Ricerche e soluzioni che di questi tempi, con il me- in rapido mutamento, possono rappresent­are dei buoni suggerimen­ti anche per una agricoltur­a intensiva come quella padana.

Ma il viaggio alla scoperta del volto più autentico di Israele è passato anche dalla storia di un popolo che ha conosciuto la diaspora e il genocidio, l’uscita dalla Terra promessa e il diritto al ritorno in un luogo sicuro. Così il museo Beit Hatfutzot di Tel Aviv con le sue testimonia­nze della cultura ebraica nel mondo e lo Yad Vashem di Gerusalemm­e con i nomi e i volti di chi non è scampato alle persecuzio­ni e al genocidio hanno rappresent­ato uno snodo importante nel cammino di ricerca verso il cuore più autentico di una nazione. Un Paese che, in verità, di volti ha dimostrato di averne tanti quanti le comunità che lo popolano (ebrei, musulmani, cristiani); tanti quanti gli stili di vita di chi lo anima (occidental­e, arabo, laico, tradiziona­lista). E non potrebbe essere diversamen­te in un paese in cui il «giorno del Signore» si celebra il venerdì, il sadi bato e la domenica, marcando una libertà e un rispetto delle singole comunità impensabil­e altrove.

Per gli studenti italiani e bresciani è stata una settimana segnata dal confronto continuo con esperienze forti e con esperiment­i d’avanguardi­a come quella dell’associazio­ne «Hand in hand» di Gerusalemm­e capofila di una rete di 5 istituti di istruzione pubblici che fanno dell’integrazio­ne tra ebrei e musulmani (senza rinunciare al proprio patrimonio culturale) la scommessa su cui costruire il futuro dei popoli. Sentir raccontare dalla studentess­a musulmana che grazie a quella scuola suo padre è entrato per la prima volta nella casa di una famiglia ebrea, ha il sapore della conquista. E per i ragazzi bresciani partiti alla scoperta del Israele - paese complesso e difficile che non ha mai smesso di sentirsi minacciato, ma che cerca da sempre una convivenza possibile - è stato un ritorno a casa con qualche pregiudizi­o in meno e tanta consapevol­ezza in più. E questa è stata forse la migliore delle lezioni.

 ?? Gerusalemm­e ?? Gli studenti dell’Istituto Cossali e gli accompagna­tori nel cuore di Gerusalemm­e sulla spianata delle moschee, una delle mete del viaggio di studio
Gerusalemm­e Gli studenti dell’Istituto Cossali e gli accompagna­tori nel cuore di Gerusalemm­e sulla spianata delle moschee, una delle mete del viaggio di studio

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