Parole come strumento del pensiero: ecco perché siamo debitori dei greci
Reminiscenze oraziane ci rammentano che la Grecia, conquistata dai Romani, conquistò a sua volta sul piano intellettuale il rozzo dominatore, in forza della sua cultura. E in effetti la potenza di Roma subì come un complesso il fascino della civiltà che ha dato origine al sapere, in specie attraverso la filosofia. Naturale che le radici linguistiche, per il tramite della mediazione latina, fiorissero nelle lingue europee e da qui in ogni idioma: come nessun’altra lingua il greco ha forgiato le parole del pensare e oggi non possiamo attraversare le diverse discipline, dall’economia alla fisica, dalla medicina alla psicanalisi, se non utilizzando termini di derivazione greca. Ne dà conto l’agile e piacevolissimo libro di Paolo Cesaretti e Edi Minguzzi, Il dizionarietto di greco. Le parole dei nostri pensieri, ELS La Scuola, Brescia 2017, che mercoledì 29 novembre alle ore 18 presso la Libreria dell’Università Cattolica in via Trieste 17/D, Maria Pia Pattoni e Gian Enrico Manzoni illustreranno, presenti gli autori. Tutt’altro che morta, la lingua greca attraversa i millenni e viene utilizzata per coniare neologismi di ogni codice, talvolta mutando nell’accezione comune il significato iniziale: per ogni lemma il dizionarietto presenta l’ etimologia, la presenza nella storia della cultura, l’uso più diffuso oggi, spesso con brevi citazioni da pagine di greco antico traslitterate e tradotte. Un sussidio colto ma non serioso, per essere consapevoli dell’essenza più profonda del linguaggio che usiamo, guidati da questo libro alle fonti delle parole che sono strumento del pensiero.