Corriere della Sera (Brescia)

Addio a Baldo maestro di note e di pensiero

- di Massimo Tedeschi

Negli ultimi tempi s’era cimentato con gli spartiti di Schuman, Schubert e Satie. Fino a ottobre aveva rispettato l’appuntamen­to dei «martedì musicali» nel salotto di casa: un cenacolo di amici ascoltava le sue esecuzioni. Pochi giorni fa aveva fatto sapere che l’appuntamen­to di martedì 28 novembre era «rinviato». Invece martedì pomeriggio il professor Renzo Baldo, che il 19 gennaio aveva compiuto 97 anni, ha varcato la soglia fra la vita e la morte, nel sonno. La sua salma ieri ha ricevuto l’omaggio di amici, conoscenti, ex alunni, lettori, ammiratori. Nell’alloggio di via Bligny 19 un tappeto di note di musica classica, pochi fiori bianchi , il dolore della moglie Carla, delle figlie Adelaide e Cristina. Oggi l’ultimo saluto al tempio crematorio, alle 14.45. Renzo Baldo è stato una figura centrale nella storia di Brescia: intellettu­ale, scrittore, poeta, giornalist­a, professore, Maestro, musicista e musicologo, una militanza a sinistra mai rinnegata, un pensiero laico senza cedimenti. Nel suo amato studio ci sono cassetti traboccant­i di scritti e progetti che richiedera­nno un’analisi meditata. La sua è stata una vita piena, nitida, scandita fino a pochi mesi fa dai riti amati: la passeggiat­a, la lettura di due-tre quotidiani al giorno, le due ore e più dedicate ai libri. E poi la scrittura, la musica ascoltata ed eseguita, gli incontri. La biografia intellettu­ale è vertiginos­a e poliedrica: laurea in Lettere alla Cattolica (con Mario Apollonio), diploma in pianoforte (con Isidoro Capitanio), cattedra al Gambara dal ‘48, la presidenza della Società dei concerti, svariati giornali diretti (L’Eco di Brescia, Bresciaogg­i, Amanecer, Brescia Musica), socio storico di AAb, molti libri in prosa scritti e sei raccolte di poesie. Come epitaffio una frase di Isabel Allende: «Silenzio prima di nascere, silenzio dopo la morte: la vita è puro rumore tra due silenzi insondabil­i». La biografia che ne tracciò Luciano Fausti nel 2005 richiese 728 pagine. Qui c’è spazio solo per due parole: Grazie, professore.

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