LE FESTIVITÀ E IL LAVORO
La mobilitazione dei dipendenti di due importanti centri commerciali tra Brescia e Bergamo contro il lavoro nelle prossime festività, è un fatto importante, che rende visibile un conflitto strutturale della nostra società. La logica che spinge le proprietà dei due shopping mall a difenderne l’apertura anche durante le feste è ineccepibile. È la logica del servizio: 7/24, noi ci siamo sempre, siamo sempre a vostra disposizione. È una logica commercialmente motivata perché fidelizza la clientela, economicamente strategica perché aumenta le occasioni di vendita e quindi il fatturato, culturalmente aggiornata perché tiene conto della secolarizzazione di un’età di crisi della religione, socialmente avanzata perché non dimentica i single, i nuclei familiari formati da una sola persona, che sono sempre più numerosi nel mondo in cui viviamo. Sennonché questa è solo una delle logiche possibili. Accanto a quella del profitto, c’è infatti un’altra logica, che è quella dei rapporti privati, degli affetti, del piacere di staccare per stare con le persone che per ciascuno di noi sono importanti. Accanto al negotium già i latini sapevano l’importanza dell’otium. Purtroppo questa seconda logica sembra contare sempre meno nel mondo dell’always on, delle tecnologie a cui non permettiamo di garantirci un momento di disconnessione. La Rete sempre più pervasiva, gli apparati con cui possiamo fare praticamente tutto, l’ufficio in tasca hanno trasformato le vite di molte persone in iperproduttivistici alveari di api operaie. Ma così facendo, lasciando che la tecnologia ci espropri della nostra esistenza, prescindiamo dai limiti biologici di homo sapiens, dai cicli di vita, dall’alternanza sonno-veglia e lavororiposo. Tuttavia il reale continua a esistere ed esiste con tutta la sua incoercibile oggettività, con le sue leggi ferree, che qualcuno si illude di forzare con stimolanti e integratori di varia natura, il cui esito spazia dalle dipendenze alla depressione. I lavoratori dei centri commerciali sanno di essere inseriti in una macchina che non è concepita per le loro esigenze: lo sapeva già Chaplin tra gli ingranaggi di Tempi moderni. Ma hanno anche capito che l’unica opposizione possibile è quella di stabilire un limite, limite che certamente è impopolare, ricattabile, contestabile, ma resta il limite dei nostri metronomi naturali. La loro lotta, di là dalla latitanza del legislatore, richiama tutti alla necessità di tirare il freno. Del resto quali siano i risultati delle logiche produttivistiche ce lo hanno ricordato qualche giorno fa le migliaia di scienziati di tutto il mondo, che hanno sottoscritto un appello per fermare la folle corsa verso la distruzione del pianeta.