Bacini idrici nelle ex cave
La Regione ha approvato la legge che permette di riempire d’acqua le ex cave, per far fronte alla crescente siccità.
La (poca) pioggia di questi giorni non deve trarre in inganno. Da inizio anno nella Bassa è scesa solamente la metà della media storica delle precipitazioni. Il Sebino ha 80 centimetri in meno di lago della media del periodo. Il Garda «solo»35 centimetri in meno. È l’indiretta conseguenza dei cambiamenti climatici, che per il futuro porterà ad una crescente riduzione dell’ «oro blu» anche a latitudini storicamente ricche d’acqua. Con queste premesse assume tutt’altra valenza la legge regionale approvata l’altro ieri dal Pirellone. Un provvedimento che permette di utilizzare le ex cave di sabbia e ghiaia (3mila in Lombardia, 269 nel Bresciano) come bacini di accumulo idrico, proprio per far fronte alla siccità estiva, di cui gli agricoltori sono le prime vittime. Una legge chiesta dalle associazioni agricole (Coldiretti in primis) e che grazie alla sinergia adottata da tre assessorati regionali (Territorio, Ambiente, Agricoltura) ha visto la sua approvazione in tempi record. Certo ora serviranno studi idrogeologici precisi per capire dove realizzare le prime trasformazioni. Ma stando a quanto ha detto al Corriere l’assessore regionale Viviana Beccalossi ed il presidente Coldiretti Ettore Prandini, i primi interventi verranno progettati nella bassa orientale, tra Montichiari e Carpenedolo, zona storicamente assetata, visto che né le risorse del fiume Chiese né quelle della falda riescono a far fronte alle coltivazioni particolarmente idrovore di mais . Capitolo a parte quello dei costi: Beccalossi ha stimato in circa 3 milioni di euro ogni singolo intervento. Finanziamenti che verranno intercettati dal piano irriguo nazionale. Ora la legge c’è. «Si tratta di una legge importante – spiega il consigliere leghista Fabio Rolfi, primo firmatario della proposta legislativa – che si pone l’obiettivo di rendere strutturali gli interventi di contrasto alla siccità». Quali cave scegliere? «Dovranno avere determinate caratteristiche tecniche — prosegue Rolfi —ed incassare prima il parere del territorio e dei cavatori. Poi potranno essere adibite a bacini idrici di accumulo dell’acqua piovana, oppure a vasche di laminazione, per prevenire i problemi idrogeologici, accumulando l’acqua piovana in eccesso o di canali e fiumi a rischio di esondazione. Un riutilizzo ecologicamente intelligente perché spezza il binomio cava-discarica». Anche Coldiretti Lombardia sottolinea — oltre all’urgenza di trovare misure straordinarie per far fronte alla carenza idrica— la valenza ambientale, visto che si sottrarranno siti a nuove potenziali discariche. Un progetto che ha visto un primo commento favorevole anche del metereologo-ambientalista Luca Mercalli. Ha ricordato al
Corriere che anche Torino ha utilizzato una cava dismessa come bacino d’alimentazione per l’acquedotto cittadino.