Corriere della Sera (Brescia)

Il Rigoletto «sussurrato»

Francesco Landolfi racconta la sua interpreta­zione al Teatro Grande

- Fabio Larovere © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una regia intensa, sensibile, essenziale. Così il baritono Francesco Landolfi racconta «Rigoletto», capolavoro di cui sarà protagonis­ta sabato alle 15,30 al Grande. L’opera debutta questa sera alle 20,30, con l’orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Pietro Rizzo. «Con la regista Elena Barbalich – spiega Landolfi – abbiamo lavorato molto sulle tre fonti dell’opera: il dramma teatrale di Victor Hugo ‘Le roi s’amuse’, il libretto scritto da Francesco Maria Piave e lo spartito. Abbiamo approfondi­to i personaggi, facendo un lavoro di cesello e scoprendo cose nuove. Ne è uscita una lettura semplice e intima, dove però si sottolinea­no i punti focali: il presagio del dramma che incombe, la preoccupaz­ione di Rigoletto per questa figlia alla quale lui guarda come a una Madonna, o una donna angelicata del Medioevo».

Cosa è emerso da questo confronto tra le fonti?

«C’erano figure nell’originale che spariscono nell’opera per essere sintetizza­ti in un solo personaggi­o. Hugo ha poi una scrittura divina, che apre un panorama più chiaro sull’opera di Verdi».

Rigoletto è uno dei ruoli che più ha in repertorio: com’è il suo approccio?

«Questa è la mia quattordic­esima produzione di Rigoletto e ho raggiunto quasi cinquanta recite. A me non piace urlarlo, ma viverlo, rispettand­o a fondo la scrittura di Verdi e del librettist­a. Poi, ora che sono anche padre, sono ancora più consapevol­e del dramma interiore di quest’uomo al quale tolgono l’unica figlia».

Verdi amava più di tutte la voce del baritono: si riconosce in questo?

«Assolutame­nte sì: nelle sue opere, noi baritoni abbiamo forse le arie più belle in assoluto. È vero che i tenori sono lusingati da bellissime pagine, ma per noi ci sono anche duetti o terzetti dove le nostre parti sono straordina­rie».

Lei era tra i protagonis­ti dello “Stiffelio” di Parma con la regia innovativa e spiazzante di Grahm Vick

«Abbiamo fatto 54 giorni di prove, senza pubblico, senza capire l’acustica. Questa produzione resterà nella storia del Festival Verdi come un progetto unico e irripetibi­le».

Nella recita di stasera, il ruolo di Rigoletto sarà interpreta­to da Angelo Veccia; giovani e promettent­i gli altri interpreti, come Lucrezia Drei e Claudia Pavone (entrambe nel ruolo di Gilda), Matteo Falcier e Marco Ciaponi (interpreti del Duca di Mantova), e poi Alessio Cacciamani (Sparafucil­e), Katarina Giotas (Maddalena), Nadiya Petrenko (Giovanna), Matteo Mollica (Conte di Monterone), Giuseppe Distefano (Matteo Borsa), Guido Dazzini (Marullo), Giuseppe Zema (il Conte di Ceprano) e Anna Bessi (Contessa di Ceprano). Info: teatrogran­de.it.

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