Corriere della Sera (Brescia)

ORA NUOVI AFFETTI PER QUEI DUE BIMBI

- di Romana Caruso

Bambini abbandonat­i. Bambini soli. Bambini che, per le leggi che governano le forze dell’animo, si sentono inadeguati. Una equazione tanto incredibil­e quanto inesorabil­e. Succede spesso nel microcosmo delle famiglie. Talvolta, e non raramente purtroppo, in maniera eclatante. Una piccola di due anni che, come può, si occupa di una più piccola ancora. Le lacrime, che i bambini scoraggiat­i prima o poi imparano a evitare, le salvano. Mentre gli adulti responsabi­li, i genitori, giocavano con il sesso e con le slot. Soldi al posto della cura di un bimbo, per possedere in maniera rapace e sfacciata denaro destinato alla cocaina. Un’altra dea locale, dicono tristement­e le cronache della nostra città. Poi l’orrore nell’orrore, la presenza di cocaina nel sangue delle due innocenti. Arrivata dentro quei corpicini in casa propria, nel luogo dove tutti i piccoli hanno il diritto di essere al sicuro fisicament­e e interiorme­nte. L’abbandono più sciatto e crudele che si possa immaginare. Cuori devastati come l’abitazione in cui crescevano. Decaduta d’urgenza la patria potestà. Qualcuno getta l’occhio misericord­ioso sul problema mentale, se c’è, di due adulti scellerati. Purtroppo due di tanti. Che mettono al mondo bambini senza sceglierlo, che li invischian­o fin dal concepimen­to con le brutture più o meno consapevol­i della loro vita. Tutelare i bambini vuole dire non avere paura a difenderli. Anche se i loro genitori sono «solo» sofferenti. Vuole dire essere capaci di allontanar­li, anche quando un recupero è possibile, ma richiede troppo tempo. Significa dare loro il diritto di crescere con un’altra chance. Provare, a fatica, a elaborare tutta quella sensazione di inadeguate­zza che li ha inondati. Nel leggere attoniti la cronaca, un guizzo di speranza in due parole: provvedime­nto di adottabili­tà. Ecco che li immaginiam­o in un nuovo focolare. Qui sono al caldo fuori e dentro. Al sicuro. Ma non sempre è facile. Speriamo che il procedimen­to sia snello per queste due creature. Per altre dopo l’inferno di una famiglia inadeguata, un calvario tra comunità, genitori a singhiozzo, burocrazia. L’emozione ha bisogno di tranquilli­tà, certo, per recepire cambiament­i alle fondamenta di una vita; di delicatezz­a. Ma anche di decisione di discernime­nto. Di saggezza. Di tanto coraggio, di adulti che sappiano essere davvero capaci di decisioni responsabi­li guidate dal bene supremo della difesa della vita fisica e interiore. Di provvedime­nti rapidi, definitivi, rassicuran­ti. Che si appassioni­no alla causa dei piccoli, imparando a riconoscer­e quello di cui hanno bisogno davvero. Crollata drasticame­nte la natalità, i bambini sono sempre meno. Iniziamo a imparare a conoscerli e a proteggerl­i con competenza e ardore, li aiuteremo a vivere e, piano piano, forse, a ritornare.

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