ORA NUOVI AFFETTI PER QUEI DUE BIMBI
Bambini abbandonati. Bambini soli. Bambini che, per le leggi che governano le forze dell’animo, si sentono inadeguati. Una equazione tanto incredibile quanto inesorabile. Succede spesso nel microcosmo delle famiglie. Talvolta, e non raramente purtroppo, in maniera eclatante. Una piccola di due anni che, come può, si occupa di una più piccola ancora. Le lacrime, che i bambini scoraggiati prima o poi imparano a evitare, le salvano. Mentre gli adulti responsabili, i genitori, giocavano con il sesso e con le slot. Soldi al posto della cura di un bimbo, per possedere in maniera rapace e sfacciata denaro destinato alla cocaina. Un’altra dea locale, dicono tristemente le cronache della nostra città. Poi l’orrore nell’orrore, la presenza di cocaina nel sangue delle due innocenti. Arrivata dentro quei corpicini in casa propria, nel luogo dove tutti i piccoli hanno il diritto di essere al sicuro fisicamente e interiormente. L’abbandono più sciatto e crudele che si possa immaginare. Cuori devastati come l’abitazione in cui crescevano. Decaduta d’urgenza la patria potestà. Qualcuno getta l’occhio misericordioso sul problema mentale, se c’è, di due adulti scellerati. Purtroppo due di tanti. Che mettono al mondo bambini senza sceglierlo, che li invischiano fin dal concepimento con le brutture più o meno consapevoli della loro vita. Tutelare i bambini vuole dire non avere paura a difenderli. Anche se i loro genitori sono «solo» sofferenti. Vuole dire essere capaci di allontanarli, anche quando un recupero è possibile, ma richiede troppo tempo. Significa dare loro il diritto di crescere con un’altra chance. Provare, a fatica, a elaborare tutta quella sensazione di inadeguatezza che li ha inondati. Nel leggere attoniti la cronaca, un guizzo di speranza in due parole: provvedimento di adottabilità. Ecco che li immaginiamo in un nuovo focolare. Qui sono al caldo fuori e dentro. Al sicuro. Ma non sempre è facile. Speriamo che il procedimento sia snello per queste due creature. Per altre dopo l’inferno di una famiglia inadeguata, un calvario tra comunità, genitori a singhiozzo, burocrazia. L’emozione ha bisogno di tranquillità, certo, per recepire cambiamenti alle fondamenta di una vita; di delicatezza. Ma anche di decisione di discernimento. Di saggezza. Di tanto coraggio, di adulti che sappiano essere davvero capaci di decisioni responsabili guidate dal bene supremo della difesa della vita fisica e interiore. Di provvedimenti rapidi, definitivi, rassicuranti. Che si appassionino alla causa dei piccoli, imparando a riconoscere quello di cui hanno bisogno davvero. Crollata drasticamente la natalità, i bambini sono sempre meno. Iniziamo a imparare a conoscerli e a proteggerli con competenza e ardore, li aiuteremo a vivere e, piano piano, forse, a ritornare.