Arma misteriosa in casa Bozzoli
L’arma sequestrata nella casa di Soiano 3 giorni dopo la scomparsa dello zio
Mario Bozzoli svanisce nel nulla l’8 ottobre 2015. Tre giorni dopo a casa del nipote viene trovato un fucile. A processo, con il padre Adelio, nega di averlo mai visto.
«È stato lui a consegnarcelo». «No, ricordo come se fosse ieri: non sapevo nemmeno l’avessimo in casa. Fu mia moglie, a dirmelo e indicare dove si trovasse». Palagiustizia, aula numero 25: la prima versione è quella del maggiore Alessandro Corda, a capo del nucleo investigativo dei carabinieri di Brescia. La seconda, invece, di Giacomo Bozzoli — nipote di Mario, imprenditore di Marcheno scomparso la sera dell’8 ottobre 2015 e indagato con un fratello e due operai del suo omicidio volontario — a processo con il padre Adelio (ex socio del fratello) per detenzione illecita di un fucile.
Fucile che fu ritrovato dai carabinieri a Soiano, in quella che da casa estiva di famiglia era diventata da quattro mesi l’abitazione di Giacomo con la moglie Antonella e il loro bambino in arrivo. Era l’11 ottobre di due anni fa, tre giorni dopo la scomparsa di Mario Bozzoli. «Non sapevo ci fosse un fucile in casa», un piccolo Flobert da caccia. Lo ricordo con estrema certezza perché erano le tre di notte: i carabinieri hanno suonato alla porta, ho detto loro di entrare e fare ciò che volevano perché non avevo nulla da nascondere». Una perquisizione — spiega Corda — «finalizzata alla ricerca di eventuali indizi riconducibili alla scomparsa di Mario Bozzoli, quando ancora nessuno era indagato». Nel cassetto di un comodino nella camera matrimoniale spuntò una scatola di cartucce. «Rimasi sbigottito. Ero in corridoio con mia moglie. Arrivò un carabiniere e ci chiese se in casa ci fosse un fucile. E fu lei a dirmi “Certo, quello di tuo padre, era sotto il letto”. Non me ne aveva mai parlato prima. a quel punto sono andato a prenderlo e l’ho consegnato ai militari». Si trovava dietro a una specchiera, avvolto in un panno. Ma le versioni non coincidono, come rilevato in aula dal difensore, l’avvocato Luigi Frattini. Secondo Alessandro Corda, invece, sarebbe stato proprio Giacomo a indicargli prima altre tre scatole di munizioni nel secondo comodino, poi il fucile, «dimenticato da chissà quanto tempo».
Regolarmente denunciato (come altri tre) e vinto alla lotteria, «quel fucile è il mio, l’ho portato io a Soiano, nel 2012», conferma il signor Adelio. «Volevo andarci a caccia, ma alla fine non l’ho mai usato». L’ho avvolto in un panno e riposto in una scatola sotto le doghe del letto, nel cassone, in modo che i miei nipoti non lo trovassero e me ne sono poi dimenticato». Fino a quando un giorno, la nuora, in piscina, un paio di mesi prima della perquisizione non gli avrebbe detto di averlo trovato. «Poi lo porto via», assicurò lui. «E me ne dimenticai di nuovo. Ma mai ho detto di quel fucile ai miei figli», ribadisce Adelio incalzato dal giudice Roberto Spanò. Stesso silenzio anche dalla nuora, che non avrebbe informato il marito. La discussione è fissata in gennaio.
Nel frattempo, si avvicina anche la chiusura indagini per l’omicidio di Mario, prevista a dicembre. Niente più proroghe. Il pm ha tre mesi di tempo per decidere.
Adelio Bozzoli È il mio. Lo riposi sotto il letto e quando mia nuora lo trovò dimenticai di riportarlo a casa mia