Tiziano in mostra, no della Curia
Mons. Pellegrini: «Per il ministero, trasferimento rischioso». Negato il tour nella chiesa
Il Polittico Averoldi non si può prestare. Il capolavoro della Diocesi attorno a cui ruota la mostra «Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Brescia e Venezia», la vernice il 21 marzo, non sarà in Santa Giulia: resta nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso.
La diocesi si è appellata ad un decreto ministeriale: troppo rischioso spostare Tiziano e altre opere. No del curatore alla proposta di inserire nella mostra un tour nella chiesa.
Monsignor Pellegrini Avevamo proposto di completare la mostra allestita nel museo con un tour nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso Il curatore ha detto no
Un atto di fede (al Ministero): il Polittico Averoldi è sacro e inviolabile per il decreto del 2009. Il capolavoro della Diocesi attorno a cui scaturisce la mostra «Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Brescia e Venezia», la vernice il 21 marzo, non sarà in Santa Giulia: resta nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso.
Pensieri, parole, opere e omissioni di dipinti sono scritte in una lettera spedita da monsignor Federico Pellegrini, direttore dell’ufficio per i Beni culturali ecclesiastici, alla fondazione, che aveva mandato la richiesta dell’Averoldi il 4 maggio: «Un decreto del 2008 e successive circolari hanno reso indisponibili al prestito una ventina delle nostre opere. Incluso il polittico» fa sapere il monsignore.
Premessa: il gran rifiuto ecclesiastico obbedisce alla legge dello Stato, e non a quella divina. «La decisione è stata presa dai consigli parrocchiali delle parrocchie per gli affari economici». Scissionisti, nessuno: «Ci siamo attenuti tutti ai precetti del Ministero e alla nostra preoccupazione per l’opera». Non è la prima volta che il quadro viene tirato per la cornice da qualche museo: «Qualche anno fa, abbiamo dovuto rifiutare il prestito dell’Averoldi ai Musei Vaticani e alle Scuderie del Quirinale». Il trasporto d’arte eccezionale potrebbe provocare, testuale, «rischi culturali e materiali: il Polittico è molto delicato, non possiamo rischiare».
Nella lettera spedita a Brescia Musei, monsignor Pellegrini aveva suggerito un’alternativa per risolvere il Tizianogate: una mostra diffusa, che inseguisse i segni del Vecelli oltre i confini di Santa Giulia, fino all’altare maggiore. «Avevamo proposto di creare una seconda sezione della mostra nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso: eravamo disponibili a tenerla aperta 24 ore, in modo da mostrarla al pubblico della mostra». No, grazie: la fondazione ha risposto picche «Il curatore (Francesco Frangi, ndr) si è rifiutato» fa sapere monsignor Pellegrini. Oltre al polittico, le parrocchie non hanno concesso alla mostra altre opere, tra cui un Romanino e un Moretto. Il rifiuto segue alla lettera ogni clausole, prescrizione e cavilli del decreto ministeriale: «Anche in questo caso, si tratta di opere indisponibili». Oltre a oneri, doveri, clausole e cifre, nell’avviso che Brescia Musei ha pubblicato sul sito per cercare sponsor per la mostra (si cercano bonifici da 20 a 400 mila euro) c’è la suggestione della mostra. Testuale: «Obbiettivo è quello di mettere a fuoco, nelle sue emergenze più spettacolari, il rapporto tra le culture artistiche di Brescia e Venezia nel corso del Cinquecento. Il protagonista attorno a cui ruoterà l’esposizione sarà Tiziano, in ragione delle sue due fondamentali imprese bresciane: il polittico realizzato per il vescovo Altobello Averoldi tra il 1520 e il 1522, tuttora nella chiesa di San Nazaro e Celso; le tele con le Allegorie di Brescia, realizzate nel corso degli anni sessanta del Cinquecento per il salone della Loggia». A meno che la fondazione non cambi idea e accetti l’offerta di monsignor Pellegrini di creare un museo diffuso, dovrà disegnare l’allestimento sui prestiti concessi da Accademia Carrara, Castello Sforzesco e altri musei nazionali e stranieri — due nomi a caso: Prado e Royal institute of art di Londra — . Senza includere il Polittico nella locandina della mostra.