Corriere della Sera (Brescia)

La vita dei numeri dieci Del Piero vuole vincere ancora

- Di Luca Bertelli

L’ispirazion­e dei numeri dieci è quella di non arrendersi mai, anche quando hai appeso le scarpette al chiodo. Lo ha raccontato ieri a Brescia, Alessandro Del Piero, che da bambino si ispirava ad un altro numero 10 d’eccellenza: Roberto Baggio. Ora che non gioca più sogna la più grande delle vittorie: quella della scienza contro il cancro.

Un numero 10 resta tale anche quando appende le scarpette al chiodo. Per spiazzare il pubblico con una giocata da fantasista, si può attingere al proprio estro anche se vestiti in borghese, seduti in poltrona davanti a 300 imprendito­ri.

Non sono numeri a caso, perché sono coloro che ieri si sono dati appuntamen­to nell’Auditorium della Camera di Commercio in via Einaudi, dove l’ospite d’onore della terza e ultima giornata del ciclo di incontri «PassionÈ Impresa», ideato e organizzat­o da SAEF, era Alessandro Del Piero. Un altro artista che ha reso grande l’Italia, come già l’etoile Eleonora Abbagnato e l’imprendito­re Francesco Micheli. Ha parlato con cognizione di causa di «virtù e bellezza», perché il suo calcio è stato proprio questo: la rettitudin­e morale e il carisma apprezzato da tutti, avversari compresi, si sono miscelate ai gol da esteta del calcio. Oltre al riconosciu­to talento sul campo, «Pinturicch­io» ha dimostrato (se ce ne fosse bisogno) di essere anche un campione di comunicazi­one, inarrivabi­le per molti (ex) colleghi così come per i fan che l’hanno acclamato sin dalle ore 16 (quando è arrivato, entrando da un ingresso secondario), potendo solo sfiorarlo o salutarlo dal finestrino. L’evento, esclusivo e blindato, ha consentito autografi e abbracci solo ai tanti imprendito­ri accorsi, alcuni con una sciarpa della Juventus a spuntare per l’occasione fuori dal doppiopett­o d’ordinanza. Del Piero si è raccontato a cuore aperto anche con il microfono, come ha fatto nel libro «Detto tra noi», fresco di stampa. Non sono mancati i riferiment­i bresciani perché nel lungo viaggio in bianconero, durato 19 anni, «Alex» è partito da Roberto Baggio e ha finito con Andrea Pirlo, l’uomo chiave per lo scudetto del 2012, quello della rivincita e della resurrezio­ne della Vecchia Signora, culminato con l’addio del capitano. «Io sono cresciuto da tifoso della Juve, con il mito di Baggio — ha raccontato — e ho avuto poi la fortuna di imparare da lui diventando­ne compagno per due stagioni. Parlavamo in dialetto veneto, lui di Vicenza e io di Treviso, mi fermavo a fine allenament­o per osservare le sue punizioni. L’avvocato Agnelli diceva che Roby era Raffaello e io Pinturicch­io, un pittore giovane destinato a emulare il maestro. Così ho iniziato a tirarle anch’io...». E lì, ma non solo, è nato un campione capace di coronare i suoi sogni da bambino. Del Piero ha vinto tutto, con il club e anche con la nazionale. Gli aneddoti più gustosi li ha snocciolat­i riguardo al Mondiale vinto nel 2006, ripensando al gol in semifinale con la Germania e alla vittoria in finale con la Francia dopo aver calciato uno dei cinque rigori decisivi: «Nella passeggiat­a fino al dischetto ho ripercorso a mia vita. Poi, dopo il trionfo, mi sono trovato solo sul prato di Berlino e mi sono steso a terra guardando il cielo come facevo da ragazzino». Cosa voglia fare «da grande», Del Piero, è tutto da scoprire: «Vivo negli Stati Uniti da tre anni e mezzo, il calcio mi manca tutti i giorni ma voglio coltivare le mie passioni e sono un privilegia­to nel poterlo fare».

Il 43enne Alessandro ha ancora dei sogni dopo aver coronato il suo, «iniziato tra le pareti di casa, quando spaccavo i vetri perché pensavo solo al pallone». Il primo riguarda il suo Paese: «L’Italia è piatta, i giovani hanno poca ambizione, non utilizziam­o le nostre potenziali­tà». Il secondo è legato all’Airc, di cui è testimonia­l: «Vorrei che si potesse finalmente sconfigger­e il cancro. Io ho perso mio padre nel 2001 e da allora ho deciso che sarebbe diventato il mio secondo campionato da vincere». Scorrono i gol più belli della carriera, la sala è ormai un piccolo stadio. La partita finisce dopo circa 90 minuti. Il copione di una vita. Del Piero ha fatto gol anche stavolta.

Del Piero Da bambino ero un tifoso della Juventus e il mio idolo era Roberto. L’ho osservato, poi ne sono diventato compagno: da lui ho imparato tanto

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 ?? Pinturicch­io ?? Del Piero saluta la platea durante l’incontro organizzat­o dalla Saef Qui a fianco: l’ex calciatore con Dotti (al centro) e Giuseppe Pasini (Cavicchi/ LaPresse)
Pinturicch­io Del Piero saluta la platea durante l’incontro organizzat­o dalla Saef Qui a fianco: l’ex calciatore con Dotti (al centro) e Giuseppe Pasini (Cavicchi/ LaPresse)
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