Roghi «criminali» all’ex Faeco
I deputati bresciani: più bonifiche e controlli. Stop alle discariche: Aib contro la Regione
Per la commissione Ecomafie dietro i roghi all’ex Faeco di Bedizzole c’è l’ombra della criminalità organizzata. E mentre i parlamentari bresciani chiedono più bonifiche, Aib ricorre contro lo stop regionale a nuove discariche.
I tre incendi, quasi certamente dolosi, scoppiati nell’ex discarica Faeco di Bedizzole in primavera sono «chiari segnali di connessione con la malavita organizzata, che vanno approfonditi». Il presidente della commissione regionale Antimafia, Gianantonio Girelli (Pd), al termine dell’incontro avuto ieri pomeriggio in Prefettura con la commissione parlamentare Ecomafie, non usa giri di parole.
La dinamica di quei roghi — scoppiati il 17 marzo e il 24 e 30 maggio — è più che sospetta. La gestione della discarica proprio il 6 marzo è passata (con un affitto di ramo d’azienda) alla Green Up srl, controllata dalla Waste Italia, colosso del trattamento rifiuti, che però non naviga in buone acque finanziarie (ha chiesto il concordato in bianco). Un passaggio che può aver scatenato un «regolamento di conti» da parte di qualche altro operatore del settore. Di questo si sta occupando la procura di Milano, che indaga anche sui passati illeciti ambientali relativi alla discarica. Un primo procedimento dei carabinieri del Noe del 2007 (chiuso nel 2010) l’altro del 2014: era stata sequestrata una vasca del settore E (proprio quello dove si sono verificati gli incendi) che resta in parte ancora sotto sequestro.
Nell’incontro di ieri i nuovi gestori della discarica si sono dimostrati collaborativi. Hanno assicurato il massimo impegno per gestire al meglio l’impianto; il contenzioso per la mancata fidejussione, aperto con la Provincia, è stato risolto. Anche se restano nette le criticità evidenziate a maggio nella visita ispettiva di Arpa: ha scoperto irregolarità nella copertura giornaliera dei rifiuti pericolosi e non (con la possibilità di una loro aero-dispersione) e nell’insufficiente sistema di captazione del biogas. Ad ogni modo tutti i parametri ambientali sono sotto i limiti di legge. Resta il fatto che i roghi primaverili avevano un alto potenziale tossico, visto che si sono sviluppati in un magma di fluff, ovvero le scorie non ferrose dei rottami. Quella di Bedizzole infatti è una delle discariche di fluff più grandi d’Italia, aperta nel 1999 da Feralpi, che nel 2012 l’ha venduta a Kinexia Spa per 26,2 milioni, per poi cambiare veste societaria all’interno di Waste Italia. Colline di rifiuti simili a quelle che sorgono a Montichiari.
«Non era certamente autocombustione» riferisce al Corriere un vigile del fuoco volontario che è intervenuto il 17 marzo, «perché le fiamme sono partite dallo strato superficiale». Gli stessi amministratori della Green Up hanno infatti presentato denuncia contro ignoti. La conferma indiretta del dolo arriva dalla stessa presidente della commissione Ecomafie, Chiara Braga (Pd): «Dagli elementi che abbiamo acquisito è altamente improbabile che si sia trattato di autocombustione».
I roghi dell’ex Faeco hanno contribuito a far parlare ancora di «Terra dei fuochi del Nord», definizione usata dal procuratore aggiunto Sandro Raimondi proprio di fronte alla stessa commissione Ecomafie. «La differenza tra noi e la vera terra dei fuochi è che qui si vogliono fare le cose alla luce del sole» precisa però la deputata Miriam Cominelli, membro della medesima commissione, che ritiene opportuno mantenere alta l’attenzione «sulle tante criticità ambientali della provincia» e propone l’istituzione di una commissione Ecomafie
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1,8 Migliaia di mc la capacità di scorie dell’ex Faeco: 600mila quelle restanti Regione in campo Cominelli propone una commissione ecomafie anche in Regione Lombardia
anche in regione. La settimana prossima intanto la Camera dovrebbe approvare una mozione a difesa dell’ambiente proposta dai 5 Stelle e firmata da quasi tutti i parlamentari bresciani (non è stata sottoscritta da Gelmini di FI e Galperti del Pd): «chiediamo più fondi per le bonifiche ma anche più controlli e analisi, oltre all’estensione dello studio Sentieri per indagare il rapporto tra inquinamento e malattie».