Corriere della Sera (Brescia)

Medici di base senza più tutele

- Francesco Falsetti Presidente Unione medici italiani © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In occasione del Convegno organizzat­o dalla Fondazione Giorgio Brunelli il direttore generale dell’Ats di Brescia ha detto: «I Medici di Base non hanno la profession­alità sufficient­e. Servirebbe una vera e propria specialità universita­ria». Queste dichiarazi­oni hanno creato sconcerto in tutti noi e poco è servita la replica/precisazio­ne dopo qualche giorno dallo stesso Carmelo Scarcella. Mi permetto di fare alcune consideraz­ioni: 1)Riteniamo che il Corso Triennale per la Medicina Generale possa e debba essere migliorato nei suoi contenuti formativi. Certamente in Lombardia va adeguato il numero dei posti (solo 90 a fronte di un’esigenza almeno di 200/anno) per garantire il normale ricambio di Medici di medicina generale (Mmg). L’Unione medici italiani è assolutame­nte contrario ad affidare all’Università la formazione della gestione del corso. L’Università ha già destabiliz­zato gli ospedali e non vogliamo che destabiliz­zi anche il settore delle Cure Primarie. 2)In merito alla profession­alità il direttore generale ha espresso una convinzion­e diffusa negli ambienti politicoam­ministrati­vi regionali. Una prova di ciò è il modello lombardo della cronicità che ha escluso il Mmg dalla presa in carico dei propri malati cronici/fragili. La Regione non riuscendo a limitare l’autonomia gestionale del singolo Mmg garantita da un accordo nazionale ha tolto la titolarità al Mmg dandola a «gestori» e «co-gestori» inventati di sana pianta. Nel caso dei “co-gestori” la presa in carico è affidata alle strutture pubbliche/private a cui compete la stesura del «Patto di Cura» ed attraverso un medico specialist­a anche alla redazione del Pai (Piano assistenzi­ale Individual­e). In questo caso il Mmg è di fatto completame­nte escluso dalla gestione del proprio assistito. Il ruolo residuale sarà la piccola patologia acuta e certamente la parte burocratic­a ed altri compito poco gratifican­ti per lo specialist­a tipo le visite a domicilio che i medici specialist­i ospedalier­i non saranno in grado di fare anche pe la grave carenza degli organici. Nel caso del «gestore», specie di società di servizi o cooperativ­e, il Mmg, anche grazie al primo ricorso Umi, ha mantenuto la redazione del Pai, ma non quella del “Patto di Cura” che resta affidato al “gestore” (cioè alla società) che è il titolare della presa in carico. Questa titolarità è fondamenta­le perché la Regione, fuori dai vincoli dell’accordo nazionale e quindi senza più tutela per i medici aderenti, può imporre ai Mmg, tramite la società ogni limitazion­e organizzat­iva, ma anche prestazion­ale, che in quanto soci ad una società aderente al modello lombardo non potranno esercitare la loro autonomia decisional­e pena l’esclusione dalla società o peggio causare che la stessa società possa essere esclusa dall’elenco dei gestori idonei e quindi perdere il ruolo di «gestore». Questo è l’obiettivo della Regione, delle Ats e delle Asst che hanno ottenuto un Mmg “orfano” cioè non più garantito dalla tutela sindacale e quindi senza più poter esercitare la propria autonomia gestionale e profession­ale. A questi Mmg sarà chiesto di seguire percorsi precostitu­iti a livello regionale sia clinici sia organizzat­ivi dalla loro stessa società su indicazion­i della Regione tramite Ats ed Asst. In questa logica ed in previsione di sollecitar­e e favorire l’adesione dei cittadini al modello lombardo della cronicità si vuole squalifica­re la figura del Mmg che solo sotto tutela dei ”gestori” e dei “co-gestori” potrà ancora essere sopportato. Questa operazione ha trovato l’adesione dei direttori generali delle Ats ( compreso quello di Brescia) e Asst che non si riescono a sottrarre alle direttive regionali e poi, senza tanti scrupoli, «picchiano duro» contro i Mmg. Ecco perché l’UMI ha sempre chiesto alla contropart­e regionale la “contrattua­lizzazione” del modello lombardo della cronicità per salvare la Medicina Generale come prevista dalle leggi e mantenere i medici sotto la garanzia dell’Accordo nazionale e godere ancora della autonomia gestionale e profession­ale a tutto vantaggio di una libera assistenza dei malati.

Falsetti (Umi) La Regione non riuscendo a limitare la nostra autonomia toglie la gestione dei cronici

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