Assalto ai bancomat Il conto della giustizia al «commando»
Hanno sradicato bancomat, rubato automobili e furgoni, rubato nei negozi di abbigliamento più chic. Per un bottino da mezzo milione di euro in pochi mesi (da novembre 2015 al maggio successivo). Una decina di colpi nella Bassa bresciana — ma anche a Ravenna, Rimini, Forlì e Cesena — oltre cinquanta capi di imputazione. E adesso, nove condanne per i membri del commando, composto da romeni (tra cui il capo di 35 anni) e moldavi. Che in abbreviato vanno da due anni e quattro mesi a quattro anni (in quattro casi ci sono stati problemi di notifica). Pendolari dei furti e degli assalti, con conoscenze tecnologiche non indifferenti: riuscivano a sabotare e clonare le centraline di accensione dei mezzi che poi generalmente venivano utilizzati per scardinare gli sportelli con i ganci di traino. Meticolosissimi i sopralluoghi, al fine di conoscere le zone finite nel mirino e, soprattutto, le vie di fuga. Ma anche i tempi di percorrenza, la distanza dalle caserme delle forze di polizia o dalle aree di campagna più isolate dove aprire le casse e spartirsi il maltolto. Il primo assalto il 9 ottobre 2015 a Milzano, l’ultimo il 27 maggio 2016 a Padenghe: in mezzo, il 30 gennaio, l’episodio particolarmente inquietante di Calcinatello. Che anche il procuratore capo definì «allarmante» per le conseguenze che avrebbe potuto avere, dal momento in cui un residente, quella sera, si accorse dei malviventi che stavano trascinando via la cassa del bancomat e sparò undici colpi di arma da fuoco dalla sua finestra, ferendone uno. A Cellatica, a casa di un romeno, la base d’appoggio della banda, che oltre ai bancomat puntava i negozi di abbigliamento extra lusso, a Carpenedolo e Verona, per esempio. Forte dei «vincoli» delle forze dell’ordine italiane (per esempio a usare le armi) rispetto ad altri Paesi. Ma i malviventi sono stati traditi dalle immagini di videosorveglianza e dall’incrocio dei dati. (m.rod.)