Blitz Skinhead Perquisizioni ai due bresciani
Accertamenti sul materiale sequestrato: abiti, documenti e computer
Blitz della Digos a casa di due bresciani che vivono in provincia, tra gli attivisti del movimento «Veneto Fronte Skinheads» che la scorsa settimana hanno fatto irruzione a Como. Sequestrati abiti, documenti, file e computer.
Da Como a Brescia andata e ritorno, passando — in senso figurato — dal Veneto. Con blitz delle forze dell’ordine, stavolta. Inequivocabile il nesso. Gli agenti della Digos hanno bussato alla porta di buon mattino, zona ovest della provincia. Nel mirino, i due bresciani di 20 e 40 anni coinvolti nell’irruzione di martedì scorso da parte dei membri del gruppo di estrema destra «Veneto Fronte Skinheads» durante una riunione dell’associazione Como senza frontiere.
Tredici le perquisizioni condotte dalla polizia tra Como, Genova, Lodi, Mantova, Piacenza e Brescia, appunto, con il coordinamento del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno della Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ugicos). Accessi domiciliari, quindi anche nel bresciano, finalizzati a certificare l’appartenenza degli indagati al movimento estremista. Inequivocabile, pare. C’erano magliette, altri capi d’abbigliamento, gadget, volantini. E gli accertamenti non sono finiti, naturalmente. Al vaglio degli investigatori, nei prossimi giorni, ci sarà tutto il materiale sequestrato, compresi documenti, computer, tablet, file e supporti informatici per analizzarne il contenuto. E allo scopo di accertare, anche spulciando le mail, se i responsabili dell’irruzione di Como quel blitz lo avessero pianificato, o se si tratti di un episodio isolato piuttosto che rientrare in una strategia d’azione più allargata e strutturata.
Per ora una cosa è certa: niente più trasferte nel Comasco. Perché se nei confronti degli attivisti locali il questore di Como ha avviato il procedimento per l’adozione di un «avviso orale», ai militanti di altre città, bresciani compresi, è stato invece notificato il foglio di via obbligatorio. Non sono i benvenuti.
Tutto è successo nel Chiostrino di Sant’Eufemia: chiaramente senza invito, gli estremisti hanno fatto irruzione nella sala in cui si stava svolgendo il convegno. E in piedi a voce alta, fogli alla mano hanno letto un comunicato sottoscritto dal gruppo e intitolato «Como senza frontiere (il nome dell’associazione, ndr): ipocriti di mestiere» a palesare una posizione netta, contraria proprio all’attività delle organizzazioni quotidianamente impegnate sul fronte dell’accoglienza dei migranti. Chiaro che gli agenti di polizia stiano cercando anche la versione digitale del volantino nei supporti finiti sotto sequestro.
A «tradire» i protagonisti dell’incresciosa incursione, anche i filmati. Amatoriali e non. Gli investigatori li hanno identificati grazie alle riprese video e alle registrazioni audio. Una nota della polizia lo conferma: «Tutti i responsabili dell’azione sono stati individuati, noti appartenenti al gruppo di destra, che già si erano messi in evidenza per la partecipazione a iniziative propagandistiche in varie località del territorio nazionale e, in alcuni casi — testuale — per il compimento di illegalità e azioni violente». Anche a Brescia. I due militanti di casa nostra, infatti, sono vecchie conoscenze della Digos, già segnalati per violazioni legate all’ordine pubblico. E a proposito di ordine pubblico, domani gli antifascisti si sono dati appuntamento a Como per una manifestazione. Stessa cosa annunciata da Forza Nuova, che pare infischiarsene del divieto al corteo.