Corriere della Sera (Brescia)

Selca: la bonifica? La paga il cittadino

Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar, nessun obbligo per curatore e proprietar­i

- Giuseppe Arrighetti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non spetta al curatore fallimenta­re e nemmeno agli ex proprietar­i dell’area, diventata un’emergenza ambientale tra le montagne della media Valcamonic­a, porre rimedio ai disastri. La bonifica spetta all’ente locale, alla Provincia, che è come dire: pagano i cittadini. Lo sostiene il Consiglio di Stato che in una sentenza ha ribaltato le conclusion­i del Tar su chi dovesse pagare la bonifica dell’area della ex Selca, la fabbrica di Forno Allione al centro di inchieste e polemiche.

Il Consiglio di Stato gela la Provincia di Brescia: ribaltando la sentenza di primo grado del Tar, ha accolto il ricorso presentato da Flavio Bettoni, Piergiorgi­o Bosio, Ettore Luigi Vacchina, gli ultimi amministra­tori della Selca di Berzo Demo, e da Giacomo Ducoli, il curatore fallimenta­re, contro l’ordinanza emesse da palazzo Broletto nel marzo 2015 che imponeva loro la bonifica dei siti contaminat­i dall’azienda (fallita a a giugno 2010) attiva nel trattament­o dei rifiuti. Non saranno loro a dover rimuovere gli oltre 37 mila metri cubi di rifiuti ancora presenti nell’impianto di Forno Allione. Secondo i giudici il principio «chi inquina, paga» non ha fondamento giuridico normativo; dunque a pagare la bonifica saranno gli enti pubblici con i soldi dei contribuen­ti.

A dare notizia della sentenza è lo stesso Ducoli: «Per quanto mi riguarda – ammette – è la fine di un incubo. Si conferma che un curatore deve rispondere esclusivam­ente al giudice fallimenta­re e a lui non possono essere imputate colpe per la gestione precedente». Ducoli in questi anni nel sito industrial­e, utilizzand­o parte dei fondi recuperati dai creditori, ha rimosso le lastre contenenti amianto e rifatto la copertura dei capannoni: l’intervento gli era stato imposto da un’ordinanza del comune di Berzo Demo. Poi, la stessa amministra­zione comunale, disponendo di un contributo di Regione Lombardia di 242 mila euro, ha messo in sicurezza i cumuli di rifiuti. «Anche questo intervento – spiega il sindaco Giovan Battista Bernardi – era previsto da un’ordinanza e cercheremo di rivalerci sulla curatela». Rispetto al passato però i rapporti tra il Comune e il curatore fallimenta­re sono migliorati. Quest’anno Bernardi ha emesso un’altra ordinanza per imporre alla curatela la realizzazi­one di una barriera in modo da proteggere l’acqua in falda; c’è stato il solito ricorso al Tar, respinto, poi il curatore non ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, apprestand­osi a effettuare questo intervento. Quel che di sicuro non intende effettuare è la bonifica del sito, intervento da svariati milioni. Da qui deriva l’amarezza di Bernardi: «Sarà inevitabil­e che se la prenda in carico la Provincia, quindi tutti noi». Da Palazzo Broletto non arriva nessuna reazione: «Ci è stata notificata la sentenza – si limita a dire il presidente Pier Luigi Mottinelli – e la prossima settimana la analizzere­mo».

E i tre amministra­tori invece? Anche il loro ricorso è stato accolto dal Consiglio di Stato perché il piano di smaltiment­o da loro proposto a suo tempo non era mai stato approvato dagli enti pubblici. Che qualcosa non abbia funzionato anche in queste sedi era già emerso nel processo a carico di Flavio e Ivano Bettoni, i titolari, assolti dall’accusa di traffico illecito di rifiuti.

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In pericolo L’area dismessa
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L’impianto sotto accusa I capannoni della ex Selca di Forno Allione nella media Valcamonic­a

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