Palazzo Martinengo Nella rassegna c’è pure un Picasso inedito
A Palazzo Martinengo anche un Picasso mai esposto prima
Tra i capolavori in mostra all’esposizione «Picasso, De Chirico Morandi. 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane», che sarà inaugurata a gennaio a Palazzo Martinengo, ci sarà un Picasso inedito del 1942: non è mai stato esposto al pubblico. L’esposizione sarà un viaggio nel collezionismo.
Dotti Un viaggio tra le opere custodite nelle case bresciane
Tra i biglietti accartocciati del metrò Nord-Sud, i mozziconi di sigaretta e i feticci adulterini delle sue muse, nel suo studio in rue des Grands Agustins con la tavoletta del gabinetto dipinta da lui stesso iniziarono ad affollarsi teste di toro: Picasso era depresso, gli era morta la madre ed era ancora in lutto per Guernica in fiamme. Iniziò ad essere ossessionato dalla morte: nella «Natura morta con testa di toro», l’inedito in mostra, trapela l’inquietudine del genio. L’ha dipinta nel suo studio nel maggio del 1942: è sulle locandine di «Picasso, De Chirico Morandi. 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane», la mostra curata da Davide Dotti a Palazzo Martinengo (la vernice il 20 gennaio; fino al 10 giugno).
«Si tratta di un ritrovamento di straordinaria rilevanza storico-critica, avallato dalla fondazione Picasso di Parigi, diretta da Claude Ruiz Picasso — fa sapere Dotti —. Della tela si conosceva solo un disegno, che ne riprende puntualmente la parte destra della composizione, a testimoniare le geniali soluzioni iconografiche adottate dal maestro. Una serie di altri disegni non erano fino a questo momento stati messi in relazione con l’opera, dalla quale invece derivano. Una scoperta memorabile che capita una volta nella vita, un vero capolavoro ritrovato, per decenni gelosamente custodito nella medesima collezione e che ora, per la prima volta in assoluto, sarà eccezionalmente visibile nella penultima sala della mostra».
Intorno, un viaggio nell’Ottocento e nel Novecento tra i paesaggi neoclassici di Appiani, Basiletti, Gigola e Vantini, il Romanticismo, il Futurismo, la metafisica dei dioscuri De Chirico e Savinio, il Ritorno all’ordine, i tagli del carnefice Lucio Fontana, gli orizzonti sbarrati di Burri e le provocazioni di Manzoni: il palazzo diventerà un museo ideale pieno di capolavori collezionati dalle silenziosissime famiglie bresciane.
«A distanza di quattro anni dalla mostra Moretto, Savoldo, Romanino, Ceruti. 100 capolavori dalle collezioni private bresciane, dopo aver affrontato nel 2017 il tema della grande pittura italiana del XIX
secolo con Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura
italiana dell’Ottocento, ho sentito l’esigenza di chiudere una parentesi lasciata aperta, proponendo al pubblico il secondo capitolo di quella mia prima, e fortunata, esposizione bresciana» dice Dotti, che cura la mostra per gli Amici di Palazzo Martinengo, l’associazione cui la Provincia ha concesso lo spazio. «L’idea di fondo, vincente, non cambia: la mostra permetterà al pubblico di compiere un nuovo appassionante viaggio alla scoperta dei capolavori conservati nelle più prestigiose dimore private della provincia, scrigni di tesori d’arte di inestimabile valore».
«In questi quattro anni, siamo riusciti nella grande impresa di portare a Brescia oltre centomila persone, migliaia di studenti dalle Regioni limitrofe, come ha documentato un’importante ricerca e raccolta dati promossa dalla Provincia, e a riportare l’interesse e la curiosità di molti giovani al mondo dell’arte e della cultura, oltre che stimolare gli appassionati sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Questi numeri e questo successo sono il nostro ossigeno e il motore per andare avanti e fare sempre meglio» ha fatto sapere Roberta Bellino, presidente degli Amici di Palazzo Martinengo.