Corriere della Sera (Brescia)

Alla rocca di Lonato la vittoria del cubo E noi turiamoci il naso

- di Costanzo Gatta

Èguerra per la struttura a forma di cubo alta tre metri, che sorgerà in mezzo a un prato della Rocca di Lonato. Scrivo «sorgerà» perché convinto che, proprio come un fungo, - piaccia o non piaccia - spunterà un ristorante in legno lamellare, metallo e vetro. Non certo l’ideale in un luogo che diversi storici ritengono sorto intorno al Mille, a difesa delle scorrerie degli Ungheri. A ricordare il verde rubato al prato della piazza d’armi - piccola consolazio­ne - un tetto in erba sul cubo. Una trovata mimetica. Chi non vuole il ristorante si prepari al dispiacere: la battaglia è persa. Il cubo spunterà. Chi lo approva, invece, avrà vinto in apparenza. Il sostenitor­e a spada tratta, s’accorgerà poi di aver esercitato solo il mestiere di difensore d’ufficio. Azzardo questo convincime­nto perché gli entusiasti del momento sostengono vantaggi pubblici minimi se non inesistent­i, elogiano il placet delle autorità preposte, il mondo che avanza, gli schemi vetusti da rompere. Evitano di parlare di estetica, di arte, di opportunit­à. Elogiano un nuovo spazio a disposizio­ne di tutti gli abitanti, un progetto a benefico dell’intera comunità, pur sapendo che non sarà così. Dicono di tutto e di più. Glissando sul reale utilizzo: che sarà solo un ristorante per allegre comitive invitate a nozze, aperto nel posto meno adatto. Un castello deve raccontare la sua storia. A pensarci bene, sotto sotto, non sembrano nemmeno, gli entusiasti, molto convinti. È il gioco delle parti. I favorevoli del momento sanno bene che il cubo è per lo meno ingombrant­e e fastidioso, se non sfigurante. E deturpa l’architettu­ra della rocca. Peggio del tendone (provvisori­o) rizzato nel 2006 e funzionant­e fino a ieri. Sanno bene che un castello dovrebbe restar tale senza code, aggiunte e ritocchi. Stupisce chi ha approvato il cubo solo se l’archeologo non troverà reperti sotto terra - visto che nel Bel Paese c’è attenzione per autorizzar­e l’apertura di una finestra. Molto facile argomentar­e - si è sentito nei vari dibattiti - che tutti i castelli del Piemonte accolgono ristoranti … Cosa si intendeva? Mal comune mezzo gaudio, per caso? Un’assoluzion­e? Approfitti­amone,visto che l’errore è regola generale? I sostenitor­i del cubo (oggi) probabilme­nte sono gli stessi che (ieri) hanno deplorato la scelta di occupare con campi da tennis la fossa attorno al Castello di Brescia: un’escrescenz­a attaccata alle mura venete. O che si sono stracciate le vesti per altri scempi. Il cubo sulla Rocca si deve accettare. Ma ad una condizione. E cioè che possa veramente servire a tenere in vita la languente Fondazione Ugo da Como. E la Fondazione merita aiuto. Questa è la verità. Anche se dirigenti e dipendenti si danno nobilmente da fare, se creano di continuo eventi, moltiplica­no iniziative - il conservato­re ha ottenuto persino la delega per sposare nelle sale del castello - le spese superano sempre gli incassi. Gli aiuti statali languiscon­o. Roma, solerte nel ricordare che il vero oro dell’Italia è il turismo, in fin dei conti fa poco o nulla per sostenere i punti di attrazione. Lonato, la sua Rocca e la Casa del Podestà lo sono. Senza alcun dubbio. Per il bene della Fondazione - come diceva Montanelli «Turiamoci il naso». Accettiamo il cubo. Quanto ai castelli dovrebbero restare castelli. Punto e basta. Non venire trasformat­i in ristoranti. E qui a Lonato la struttura accoglierà un fior di ristorante con sala di 345 mq: 96 per la cucina e 15 per la dispensa. Altro che catering.

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