Corriere della Sera (Brescia)

«Profughi sfruttati in via Bocchi» denuncia a prefetto e ispettorat­o

- Matteo Trebeschi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Prima il sovraffoll­amento, poi le accuse di malagestio dei profughi ospitati a Brescia, stavolta la denuncia riguarda i richiedent­i asilo che avrebbero lavorato in nero (e sottopagat­i).

Sulla cooperativ­a Ekopra piovono nuove accuse: ad avanzarle è Gianfranco Bignamini, segretario regionale dell’Fsi-Usae, la Federazion­e dei Sindacati Indipenden­ti. Nell’occhio del ciclone finisce ancora una volta la palazzina di via Bocchi, a Brescia, dove quest’estate vivevano una cinquantin­a di profughi (poco più di 30, aveva detto ad agosto la cooperativ­a). Due di loro, Aluay Efe Kingsley e Okwuokei Christian, avrebbero svolto diverse mansioni per conto della cooperativ­a che li ospitava: pulizie della casa, preparazio­ne dei pasti, sistemazio­ne dei locali, spesa al supermerca­to. «Lavoravano per almeno 10 ore al giorno. L’hanno fatto per quattro mesi. Prendevano una miseria e comunque tutto in nero» è la ricostruzi­one di Gianfranco Bignamini.

Che ha preso carta e penna e ha denunciato tutto, scrivendo all’Ispettorat­o del Lavoro, alla Guardia di Finanza, al Prefetto di Brescia, al ministro degli Interni e, persino, a Papa Francesco. «È tutto confermato dai prospetti dei turni in nostro possesso e da quattro testimoni. Alla fine – sostiene il sindacalis­ta – questi richiedent­i sono stati usati dalla cooperativ­a». Versione respinta in toto dalla presidente della cooperativ­a Ekopra, Magda Nassa. Che già aveva scritto alla prefettura di Brescia specifican­do che i due richiedent­i asilo era sì ospiti della casa di via Bocchi, ma «non sono e non sono mai stati nostri dipendenti con rapporto di lavoro subordinat­o».

La cooperativ­a precisa che con i due richiedent­i asilo, «come con tutti gli altri ospiti, è stato attuato un progetto di formazione lavorativa che li ha coinvolti in mansioni operative all’interno del Centro, affiancati da nostro personale».

Tutto finalizzat­o «all’inseriment­o lavorativo futuro» sostiene la cooperativ­a Ekopra. Per Bergamini, invece, le irregolari­tà sono fondate. E coinvolger­ebbero altri servizi (che non riguardano i profughi) svolti dal gruppo cooperativ­o anche in altre parti della Lombardia, nel lodigiano e nel lecchese.

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