Corriere della Sera (Brescia)

LA GRANDE SFIDA DI UNA FAMIGLIA

- di Eletta Flocchini

Accadono cose che cambiano la vita. Incontri, facce, luoghi, coincidenz­e, imprevisti. Una bici che sbanda mentre sei in corsa al Giro Rosa, hai vent’anni e un futuro che sembra infinito. Così Claudia Cretti di Lovere quattro mesi fa ha rischiato la vita. Anzi, la morte. Scivolava giù dalla discesa, guerriera-ciclista lanciata verso il traguardo, come solo le grandi sportive sanno essere. Nessuno, nemmeno lei, si aspettava la caduta improvvisa. Così grave e terribile che poche ore dopo e per giorni interi i suoi genitori, Laura e Beppe Cretti, non hanno fatto che piangere e pregare. Questa me la devi vincere: era l’hashtag di mamma Laura sui social, tenendo vivo quel dialogo interiore fra madre e figlia, in un silenzio alimentato da intuito e speranza. Nel suo letto d’ospedale a Benevento, Claudia dormiva un sonno incerto. E intanto Laura, Beppe e i figli Giacomo e Sofia, fuori da svegli, continuava­no a resistere. Accadono cose a un figlio e cambiano la vita a un’intera famiglia. Ma l’incontro con il destino, che scombina i piani e precipita addosso a qualcuno, suscita reazioni che toccano le corde dell’animo in ognuno di noi, spettatori increduli. Abbiamo visto in questi mesi sui social la famiglia Cretti alle prese con il «dramma» che un genitore scongiura ogni giorno. Il racconto su Claudia in sala operatoria, su lei che riposa, lei che si risveglia. Claudia che risale in bici. Questa me l’hai vinta, riscrive di nuovo mamma Laura: il percorso di riabilitaz­ione sarà lungo ma il peggio è passato. E noi con loro, a emozionarc­i, a condivider­e. Eppure, in quel campo semantico emozionale di «sfida, scommessa, non mollare, lotta, combatti» a cui siamo abituati, la famiglia di Claudia ha scelto un’altra strada. In quell’antinomia fra «vincere e perdere» che negli scherzi tragici del destino tende a imprigiona­rci, loro no. Con la dignità delle persone oneste, delle persone «qualunque», hanno rifiutato il ruolo dei combattent­i. E hanno scelto la dignità della vita che continua, di un’etica del vivere fatta di colpi bassi ma anche di forza di volontà che di fronte a un figlio quasi perduto, trasformat­o, un figlio nuovo, accettano di diventare genitori nuovi, fratelli nuovi. La vita ricomincia quasi da zero e ricomincia per una famiglia intera, che accoglie la rinascita come un’occasione per ripianific­are se stessa e il proprio futuro. Un nuovo progetto d’amore ha unito questa famiglia, colpita dal dolore e poi dalla felicità, in un cammino che non è più solo «mai mollare». Ma è un percorso di conoscenza che muove dai sentimenti e dalla coscienza dell’essere persone messe alla prova dalla vita, come tante altre. E noi che oggi li osserviamo finalmente sorridere proviamo una grande ammirazion­e. E forse, senza vergognarc­i troppo, anche un po’ d’invidia.

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