I protesti continuano a calare: -19,6% Quasi 10 milioni di euro in titoli emessi a vuoto
È dal 2012 che cambiali e assegni «cabrio» diminuiscono. L’importo medio è di duemila euro
Il trend, iniziato negli anni più bui della crisi, non cambia con la ripresa. Anzi, cambiali e assegni «cabrio», cioè scoperti, continuano a calare anche in questo 2017 ricco di buoni segnali sul fronte economico. Meno insoluti, meno problemi.
Spina nel fianco degli imprenditori, i titoli di pagamento a vuoto avevano raggiunto il picco nel biennio 2009-2010 per poi iniziare un’inesorabile caduta.
Nei primi tre trimestri del 2017, secondo l’analisi del Centro Studi della Camera di Commercio di Brescia, organo che pubblica e aggiorna lo specifico Registro telematico, i protesti levati in provincia sono stati 4.878: il 19,6% in meno dei 6.067 dello stesso periodo dell’anno precedente e circa un quarto dei 17.187 del 2010. Dopo una discesa a quota 14.976 nel 2011 e una risalita a 16.450 nel 2012, i protesti hanno imboccato un cammino di diminuzione continua. Indietro, non si torna.
Il processo, virtuoso, si riflette nei controvalori monetari dei protesti: cambiali e assegni «cabrio» sono sempre di meno e hanno importi sempre minori. Nei primi tre trimestri del 2017, i titoli di pagamento emessi a vuoto ammontano a 9,78 milioni insoluti per un importo medio di 2.005 euro. Il calo è del 33,9% sullo stesso periodo del 2016 (14,7 milioni, importo medio di 2.438 euro) e, in ottica di lungo periodo, può far davvero sorridere chi fa impresa. Tra gennaio e settembre 2010, infatti i protesti valevano 66,6 milioni (sei volte e mezzo in più di oggi) con un importo medio di 3.877 euro. Gli insoluti ammontavano a 54,6 milioni nel 2011, 58,3 nel 2012, 53,3 nel 2013, 30,8 nel 2014 e 21,5 nel 2015.
La tendenza verso il basso riguarda tutta Italia e il taglio di protesti levati e importi medi interessa sia le tratte (che pesano solo per l’1,8% dei protesti) che assegni e cambiali, metodi di pagamento più utilizzati. Tra gennaio e settembre del 2017, sono stati protestati 543 assegni per un controvalore di 2,89 milioni (in media 4.700 euro a titolo): nel 2016 l’insoluto era di 3,955 milioni. Il ragionamento non cambia per le cambiali: 4.244 protesti per 6,7 milioni di insoluti nel 2017, 5.194 effetti per 10,3 milioni nel 2016.
Scorrendo la classifica nazionale, con 9, 78 milioni Brescia si trova in tredicesima posizione per protesti levati nei primi 3 trimestri del 2017.
Il record di insoluti spetta a Roma (113 milioni), seguono Milano (73), Napoli (49), Salerno (25), Bari (21) e Frosinone (18). Bergamo, con 11,1 milioni, fa peggio della Leonessa ed è undicesima.
La geografia cambia scorrendo la graduatoria per importo medio dei protesti: Brescia, con 2.005 euro medi, è decima stretta tra Modena e Avellino. A far peggio è Frosinone (2.338 euro), seguono Rovigo, Fermo, Milano, Arezzo, Roma e Agrigento. Le province più virtuose? Belluno e La Spezia, rispettivamente con 230mila e 151mila euro di protesti levati nei primi nove mesi del 2017 per importi medi inferiori a 500 euro.