Senzatetto, mancano posti
Nel 2016, ospitate 260 persone ma i letti disponibili sono solo la metà
Il piano di emergenza freddo è una risposta, ma non basta a coprire tutte le necessità: ecco perché da più parti si chiede uno sforzo alle istituzioni per aumentare i posti letto. Secondo i calcoli della Caritas ne servirebbero il doppio, visto che sono 260 i senzatetto che lo scorso inverno sono passati — almeno una volta — dai diversi dormitori di Brescia. «Se arriverà una settimana con la colonnina sempre sotto zero — spiega l’assessore ai Servizi sociali del Comune, Felice Scalvini — cercheremo di allargare le maglie dell’ospitalità. Ma anche i Comuni limitrofi devono prendersi cura degli homeless».
Il gelo è già arrivato. E non farà che aumentare: una triste sicurezza, per tanti homeless che vivono alla giornata e che con l’inverno rischiano gravi ipotermie. L’emergenza freddo è una risposta, ma non copre tutte le necessità: ecco perché da più parti si chiede uno sforzo alle istituzioni per aumentare i posti letto.
Secondo i calcoli della Caritas ne servirebbero il doppio, visto che sono 260 i senzatetto che lo scorso inverno sono passati — almeno una volta — dai diversi dormitori di Brescia. «Se arriverà una settimana con la colonnina sempre sotto zero — spiega l’assessore ai Servizi sociali del Comune, Felice Scalvini — cercheremo di allargare le maglie dell’ospitalità». Sul fronte della grave emarginazione il polso della situazione ce l’ha di sicuro l’associazione Gli amici del Calabrone, costola della cooperativa presieduta da Piero Zanella che l’anno scorso, a gennaio, chiese alla Loggia di aprire in via straordinaria alcune stazioni della metropolitana per aiutare i senzatetto. A pensarci bene, con la campagna elettorale ormai alle porte, è difficile che qualcuno acconsenta a questa deroga. «Il problema è reale, per questo chiediamo di porre più attenzione a questo tema — spiega Zanella — sappiamo che diversi senzatetto rimarranno fuori al gelo». Gli amici del Calabrone sono un’associazione che oggi gestisce i 27 posti dell’ex centro Chizzolini (via Duca degli Abruzzi) e i 20 del dormitorio di via Marchetti. Anche considerando i 44 letti della San Vincenzo (più i 16 femminili) e aggiungendo i 24 del Rifugio Caritas, i posti destinati agli homeless sono 130. Troppo pochi, se si considera che «le persone che sono girate nei dormitori di Brescia l’anno scorso sono state 260». Calcoli che Marco Danesi, vicedirettore della Caritas, ricava da Sincro, la piattaforma informatica entrata in funzione l’anno scorso e che serve, appunto, per evitare che rimangono posti inutilizzati. Spesso, infatti, i senzatetto presentavano domanda in più dormitori, contemporaneamente. Così facendo, alcuni letti rimanevano liberi nonostante le necessità. Invece dall’anno scorso, grazie alla piattaforma, la gestione dell’emergenza freddo è diventata più efficiente: «Ottimizziamo i posti a disposizione», ricorda Danesi. Tuttavia, pur ipotizzando che una cinquantina di quei 260 homeless fossero «di passaggio» a Brescia, resta il fatto che «i posti sono nettamente inferiori alle esigenze». Che fare, quindi? Meglio aumentare i letti per l’emergenza freddo — con il rischio che in città arrivino decine di homeless da paesi vicini — oppure ha più senso investire risorse e tempo in interventi strutturati che mirano a convincere i senzatetto ad abbandonare la vita di strada? Domande che si rincorrono tra i volontari del terzo settore che danni si occupano di questi problemi. «Qui entra in gioco il tema se la città debba occuparsi anche dei non residenti. Come amministrazione — spiega Scalvini — siamo iperconvinti che nessuno debba rimanere in strada con 5 gradi sotto zero. Un conto però è l’emergenza, sul quale siamo flessibili, altro invece è occuparsi in maniera stabile di cittadini che magari vengono da comuni diversi, per esempio Nave o Bergamo». Come dire, ognuno faccia la propria parte, non solo Brescia. Altrimenti, oltre alla responsabilità in capo alle diverse amministrazioni, poi anche i conti del Welfare non tornano.
Scalvini Il problema è che in città si riversano anche i clochard residenti altrove Le soluzioni Aumentare la capienza non basta: servono progetti di recupero a lungo termine