Corriere della Sera (Brescia)

È TEMPO DI CULTURA «4.0»

- di Massimo Tedeschi

Polemiche politiche e pagelle personali a parte, la vicenda del prestito (presunto) e dell’esposizion­e (negata) del polittico Averoldi della Chiesa di San Nazaro alla mostra su Tiziano prevista in Santa Giulia si presta a una riflession­e di sistema per le istituzion­i e le associazio­ni culturali bresciane. Mentre in convegni e analisi economiche risuona gioiosamen­te la magica formula dell’industria 4.0, sarebbe ora di coniare (e costruire) a partire da Brescia un modello di cultura 4.0. Cos’è l’industria 4.0? Quella a innovazion­e spinta, in cui non basta l’automazion­e di una singola macchina ma le macchine automatizz­ate vengono messe in rete, dialogano fra loro, con il magazzino e il reparto commercial­e, e magari con il costruttor­e e il gestore che se ne stanno a centinaia di chilometri di distanza. Il presuppost­o tecnologic­o dell’industria 4.0 è la connession­e, quello filosofico (e culturale) è la cooperazio­ne. In ambito culturale e locale cosa significa questo? Che tutto funziona meglio se la rete è fitta e flessibile, connessa e cooperante. In altre parole: quando un soggetto – pubblico o privato che sia – elabora un’idea o un progetto non ne dovrebbe fare motivo di gelosa primazia. La prima domanda che dovrebbe porsi è: con chi posso condivider­la? Chi mi aiuta ad accrescerl­a, arricchirl­a, a raggiunger­e e costruire nuovi pubblici, a intercetta­re possibili sostegni, a sperimenta­re linguaggi più attrattivi, a offrire allestimen­ti più attraenti, ad allargarne l’eco?

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