È TEMPO DI CULTURA «4.0»
Polemiche politiche e pagelle personali a parte, la vicenda del prestito (presunto) e dell’esposizione (negata) del polittico Averoldi della Chiesa di San Nazaro alla mostra su Tiziano prevista in Santa Giulia si presta a una riflessione di sistema per le istituzioni e le associazioni culturali bresciane. Mentre in convegni e analisi economiche risuona gioiosamente la magica formula dell’industria 4.0, sarebbe ora di coniare (e costruire) a partire da Brescia un modello di cultura 4.0. Cos’è l’industria 4.0? Quella a innovazione spinta, in cui non basta l’automazione di una singola macchina ma le macchine automatizzate vengono messe in rete, dialogano fra loro, con il magazzino e il reparto commerciale, e magari con il costruttore e il gestore che se ne stanno a centinaia di chilometri di distanza. Il presupposto tecnologico dell’industria 4.0 è la connessione, quello filosofico (e culturale) è la cooperazione. In ambito culturale e locale cosa significa questo? Che tutto funziona meglio se la rete è fitta e flessibile, connessa e cooperante. In altre parole: quando un soggetto – pubblico o privato che sia – elabora un’idea o un progetto non ne dovrebbe fare motivo di gelosa primazia. La prima domanda che dovrebbe porsi è: con chi posso condividerla? Chi mi aiuta ad accrescerla, arricchirla, a raggiungere e costruire nuovi pubblici, a intercettare possibili sostegni, a sperimentare linguaggi più attrattivi, a offrire allestimenti più attraenti, ad allargarne l’eco?