La bella scrittura di Francesca Scotti
Si, sarò scrittrice. Francesca Scotti lo dice sommessamente, la voce esile come la sua figura minuta, che conserva i tratti dell’adolescenza nascosta dietro spesse lenti e atteggiamenti ritrosi. Pronuncia quell’impegno in risposta alla domanda di una lettore qualche sera fa nell’affollata biblioteca di Monticelli dove è stato presentato il suo volume «La Memoria della cenere», edita dalla milanese Morellini. Raccoglie tre racconti che hanno ottenuto riconoscimenti e premi sia in Italia che all’estero. In contrasto con la sua figura, la scrittura di Francesca Scotti è elegante e complessa, con tutti i caratteri della maturità e delle trame che conoscono la pesantezza della vita, dominate dal dolore e dalla drammaticità delle esistenze. Sono una invettiva contro le ingiustizie e le violenze. Senza sconti. La prima è una storia di violenze familiari, la seconda racconta le crudeltà della vita nella storia degli individui, la terza è il disfacimento delle amicizie, corrose e offese dagli orrori della guerra e dell’olocausto. La scrittura espone sentimenti forti, costringe i lettori all’inquietudine, li spinge alle domande ultime. Ed è il frutto di una grande passione per la letteratura e di una tenacia formidabile per la bella scrittura.