Salvare la terra: anche ognuno di noi ha compiti precisi
Il prof. Paolo Vineis, direttore del dipartimento di Epidemiologia ambientale dell’Imperial College di Londra, sarà a Brescia per iniziativa di B-LabNet e Statale. Lunedì (17,30 Aula E di Medicina) l’incontro pubblico su come affrontare il degrado ambientale superando i localismi. Martedì (dalle 9 aula A2 di Medicina) il seminario tecnico.
Il degrado ambientale ha molteplici declinazioni. Rockstrom, ricercatore dell’Università di Stoccolma, individua dieci processi la cui dinamica definisce lo stato di salute della Terra: l’acidificazione degli oceani, l’assottigliarsi dello strato ozono stratosferico, il ciclo dell’azoto, il ciclo del fosforo, la disponibilità di acqua dolce, l’uso del suolo, la biodiversità, l’inquinamento chimico di acqua e suolo, l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici. Appartenendo allo stesso macro-organismo, la Terra, ciascun processo dipende e al tempo stesso influenza tutti gli altri in modo più o meno diretto.
Lo stato di ciascun processo può essere “misurato” attraverso indicatori per i quali la comunità scientifica ha individuato dei valori limite entro i quali le conseguenze globali sono autoregolate dal sistema Terra e oltre i quali la Terra transita verso equilibri che probabilmente ha già conosciuto in passato ma con una rapidità totalmente sconosciuta e in epoche in cui il genere umano ancora non era apparso. Le concentrazioni di CO2, la biodiversità, il ciclo globale dell’azoto hanno superato già oggi il valore limite che il mondo scientifico indica perché la Terra possa mantenere lo stato, ovvero le risorse e la capacità di crescita, che il genere umano ha conosciuto fino ad ora.
Siamo entrati nell’Antropocene, la prima epoca geologica nella quale le attività umane determinano il cambiamento dello stato del sistema Terra. Se in passato un’epoca transitava la Terra verso un nuovo stato in decine di milioni di anni, in solo 150 anni l’uomo ha innescato cambiamenti radicali che la sola resilienza delle nostre società non riuscirà ad assorbire, nemmeno a fronte di costi molto elevati.
Questa analisi rende evidente che agire non è una opzione ma una necessità e che l’azione sarà efficace se caratterizzata da due elementi: la velocità e l’estensione della sua attuazione. Nel definire e implementare misure rapide e coordinate tra livelli decisionali diversi, dalla scala locale a quella globale, ogni componente delle nostre società ha compiti e responsabilità precise. Poiché le politiche globali sono l’integrazione di decisioni e azioni locali, queste saranno tanto più efficienti quanto più riconosciute e condivise. Ai decisori politici la responsabilità di tenere dritto il timone verso obiettivi di crescita sostenibile.
Agire non è un’opzione ma una necessità e servono misure rapide