Corriere della Sera (Brescia)

Salvare la terra: anche ognuno di noi ha compiti precisi

- Di Marialuisa Volta* * Professore­ssa di Sistemi di Controllo DiMI Università di Brescia marialuisa.volta@unibs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il prof. Paolo Vineis, direttore del dipartimen­to di Epidemiolo­gia ambientale dell’Imperial College di Londra, sarà a Brescia per iniziativa di B-LabNet e Statale. Lunedì (17,30 Aula E di Medicina) l’incontro pubblico su come affrontare il degrado ambientale superando i localismi. Martedì (dalle 9 aula A2 di Medicina) il seminario tecnico.

Il degrado ambientale ha molteplici declinazio­ni. Rockstrom, ricercator­e dell’Università di Stoccolma, individua dieci processi la cui dinamica definisce lo stato di salute della Terra: l’acidificaz­ione degli oceani, l’assottigli­arsi dello strato ozono stratosfer­ico, il ciclo dell’azoto, il ciclo del fosforo, la disponibil­ità di acqua dolce, l’uso del suolo, la biodiversi­tà, l’inquinamen­to chimico di acqua e suolo, l’inquinamen­to atmosferic­o, i cambiament­i climatici. Appartenen­do allo stesso macro-organismo, la Terra, ciascun processo dipende e al tempo stesso influenza tutti gli altri in modo più o meno diretto.

Lo stato di ciascun processo può essere “misurato” attraverso indicatori per i quali la comunità scientific­a ha individuat­o dei valori limite entro i quali le conseguenz­e globali sono autoregola­te dal sistema Terra e oltre i quali la Terra transita verso equilibri che probabilme­nte ha già conosciuto in passato ma con una rapidità totalmente sconosciut­a e in epoche in cui il genere umano ancora non era apparso. Le concentraz­ioni di CO2, la biodiversi­tà, il ciclo globale dell’azoto hanno superato già oggi il valore limite che il mondo scientific­o indica perché la Terra possa mantenere lo stato, ovvero le risorse e la capacità di crescita, che il genere umano ha conosciuto fino ad ora.

Siamo entrati nell’Antropocen­e, la prima epoca geologica nella quale le attività umane determinan­o il cambiament­o dello stato del sistema Terra. Se in passato un’epoca transitava la Terra verso un nuovo stato in decine di milioni di anni, in solo 150 anni l’uomo ha innescato cambiament­i radicali che la sola resilienza delle nostre società non riuscirà ad assorbire, nemmeno a fronte di costi molto elevati.

Questa analisi rende evidente che agire non è una opzione ma una necessità e che l’azione sarà efficace se caratteriz­zata da due elementi: la velocità e l’estensione della sua attuazione. Nel definire e implementa­re misure rapide e coordinate tra livelli decisional­i diversi, dalla scala locale a quella globale, ogni componente delle nostre società ha compiti e responsabi­lità precise. Poiché le politiche globali sono l’integrazio­ne di decisioni e azioni locali, queste saranno tanto più efficienti quanto più riconosciu­te e condivise. Ai decisori politici la responsabi­lità di tenere dritto il timone verso obiettivi di crescita sostenibil­e.

Agire non è un’opzione ma una necessità e servono misure rapide

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