Tintoretto, piano per gli affitti
Nel Pgt inserite le opzioni abbattimento o ristrutturazione. Anche per la Cimabue
La Loggia mette mano al suo Pgt prevedendo per la torre Tintoretto (e per la Cimabue) la doppia opzione «abbattimento» o «ristrutturazione». L’assessore Fenaroli anticipa la strategia «di ingegneria sociale» per rendere sostenibile il suo recupero: contributi pubblici per calmierare il costo dei futuri affitti. Scenario che potrebbe attirare qualche investitore privato. Oggi c’è solo l’offerta di Investire.
La consiliatura Del Bono si avvia al termine ma la torre Tintoretto resta un tema politico (e sociale) ingombrante. Dopo un lungo temporeggiamento sul suo futuro— prima si pensava alla ristrutturazione, poi all’abbattimento— con un dibattito che ha diviso il centrosinistra fuori (e dentro) palazzo Loggia, è arrivata la salomonica scelta: una variante al Pgt (verrà votata dal consiglio comunale a metà gennaio) terrà in piedi entrambe le opzioni. Ma la possibilità di demolirla (che sarà estesa anche alla torre gemella, la Cimabue) non era contemplata dallo strumento urbanistico comunale. Che va appunto modificato.
Lavoro iniziato ieri dalla commissione urbanistica tra le critiche del centrodestra («Bocciando l’osservazione al Pgt di Investire, che chiedeva di abbatterla, avete perso oltre un anno di tempo» incalza Paola Vilardi di Fi) e l’assunzione di responsabilità del centrosinistra: «Se avessimo votato quell’osservazione non saremmo arrivati alla decisione, concertata con Regione e Aler, di prevedere un bando che lasci vive entrambe le opportunità» ricordano il presidente della commissione, il piddino Aldo Boifava e l’assessore all’Urbanistica Michela Tiboni. Ora Aler Brescia (proprietaria del palazzone svuotato nel 2013, con le 190 famiglie riallocate in altri suoi appartamenti cittadini) preparerà il bando entro l’estate («sperando che non sia cucito sulle esigenze di Investire» ricorda Francesca Parmigiani di Al Lavoro con Bs). La Loggia rimarrà in regia. E ieri l’assessore comunale alla Casa, Marco Fenaroli, ha anticipato l’importante novità con la quale si cercherà di disegnare un futuro per la Tintoretto: la Loggia punta ad ottenere finanziamenti pubblici per «calmierare» il costo della futura edilizia convenzionata (ll’housing sociale). Solo così può aver gambe sia il progetto di Investire (l’unico sul tavolo al momento), sia quelli di eventuali operatori privati interessati a ristrutturare il palazzone. Fenaroli la chiama operazione di «ingegneria sociale» per la quale servirà però un finanziatore, ovvero la Regione. L’assessore critica il progetto presentato da Investire, poiché non sostenibile: «si parla di canoni calmierati ma forse ci si dimentica che ci sono salari ancora più moderati. Molte famiglie non possono permettersi affitti da 320 euro al mese per un appartamento da 60 metri quadri». Investire spenderebbe i 31 milioni messi a disposizione da Cassa Depositi e Prestiti per abbattere la torre e realizzare 271 appartamenti (in tre palazzine più basse) ad housing sociale. La Regione non aggiungerà un euro di contributo. E la stessa Agenzia delle Entrate, alla quale la Loggia ha chiesto un parere, ha detto chiaramente che è un’operazione in perdita per qualsiasi privato, perché ha un conto finale negativo di 4,1 milioni. Che potrebbe essere ben più pesante se non si verificassero le stime «molto ottimistiche di Investire» sottolinea con forza Fenaroli: «La società di gestione del risparmio pensa di mettere a reddito tutti gli alloggi già dal secondo anno». Se così non sarà (probabile, visti i 5500 appartamenti vuoti in città e le case all’asta offerte nell’hinterland), il rischio è che i maggiori costi ricadano sugli affittuari. E che quei nuovi bei palazzi in classe energetica A restino mezzi vuoti. Certo di alternative ora se ne vedono un gran poche. «Non c’è la fila di operatori privati pronti a ristrutturare la torre» commenta il capogruppo Pd Fabio Capra. Tre anni fa studi d’architettura come Baresi e Lussignoli avevano avanzato il loro progetto. Mancava però un finanziatore. Da qui la strategia della Loggia, messa sul tavolo della Regione nell’incontro clou del 9 ottobre, quando ha chiaramente detto di non essere particolarmente entusiasta dell’aut aut lanciato da Investire («o arriva il sì all’abbattimento o ce ne andiamo»). Vero, il rischio è di vedere quella torre vuota per molti altri anni ancora. Se però la Regione, prevedesse una sorta di «integrazione» agli affitti, la prospettiva cambierebbe. Forse anche un operatore privato potrebbe essere interessato all’investimento.
Non sono mancate voci critiche (Parmigiani e Albini di Al Lavoro con Brescia e Onofri di Piattaforma Civica) sulla decisione di prevedere il potenziale abbattimento anche per la Cimabue (che è del Comune). Un’opzione che potrebbe arrivare in un futuro molto lontano, ricorda Fenaroli: «stiamo spendendo 1 milione di euro per rifare scale e ascensori. Nessuna intenzione di abbatterla». Per ora.
Aler, proprietaria della torre, ora preparerà la gara con le 2 opzioni per il palazzone Fenaroli La proposta di Investire è diseconomica: servono alternative