Corriere della Sera (Brescia)

Tasso da «usura», causa a Cdp

Del Bono: «Oggi con gli interessi al 5,27% perdiamo 3,5 milioni di euro l’anno»

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I tassi «da usura» applicati da Cassa Depositi e Prestiti al mutuo per il metrò fanno perdere alla Loggia 3,5 milioni l’anno. Negato ogni tipo di rinegoziaz­ione, ora parte la causa civile all’ente ministeria­le.

Trenta milioni di euro. A tanto ammonta la cifra che (dal 2012 al 2018) avrebbe potuto rimanere nelle casse della Loggia se il mutuo contratto dalla controllat­a Brescia Infrastrut­ture con Cassa Depositi e Prestiti per pagare il metrò avesse tassi d’interesse in linea con il mercato (2,5%) anziché «tassi d’usura» (5,27% oggi e 5,69% fino al 2016).

Una cifra quasi doppia rispetto a quanto ricevuto in questi quattro anni dal Governo per la bonifica del sito Caffaro (15 milioni in più, ai quali si aggiungono i 30 milioni di fondi Ue per l’area aziendale di via Milano). Un «danno» patrimonia­le enorme. Si capisce anche perché la Loggia abbia definitiva­mente deciso di portare Cassa Depositi e Prestiti davanti al tribunale civile di Roma. E paradossal­e infatti che un ente controllat­o all’ 80% dal ministero dell’Economia e Finanze, faccia cassa ai danni degli enti locali. Ora, «visto che la strada della mediazione politica è fallita, così come quella della conciliazi­one bancaria (disertata da Cdp) — ricorda il sindaco Del Bono — alla Loggia ed a Bs Infrastrut­ture non resta che l’ultima arma, quella giudiziari­a». Affidata all’esperto avvocato Daniele Maffeis di Milano (la citazione sarà depositata dopo le vacanze natalizie).

La strada della mediazione politica è stata battuta più volte. L’ultimo assist alla Loggia è arrivato dal deputato Giorgio Sorial (M5S) che in commission­e bilancio ha presentato un emendament­o per permettere di rinegoziar­e i mutui con Cdp anche alle società controllat­e dagli enti locali (come è Bs Infrastrut­ture). Emendament­o bocciato. L’assessore comunale al Bilancio, Paolo Panteghini, che nell’ultimo consiglio comunale ha ringraziat­o pubblicame­nte Sorial, ieri ha ricordato che richieste simili erano state avanzate anche da parlamenta­ri di area Pd (cita l’emendament­o di due anni fa di Antonio Misiani). Tutto inutile. Come inutile è stata l’interlocuz­ione diretta con Cdp: «Ci ha accolto in tre occasioni dando sempre prova di inflessibi­lità». Non si può nemmeno estinguere il mutuo anticipata­mente, accendendo­ne un altro più vantaggios­o con un istituto di credito, ricorda Fabio Lavini (amministra­tore di Bs Infrastrut­ture) perché per colpa di un derivato occulto scatta una penale che oscilla tra i 65 ed i 90 milioni di euro. L’unica apertura di Cdp nel giugno 2016, quando ha limato i tassi d’interesse (dal 5,69% al 5,27%) ma allungando le rate del mutuo dal 2027 al 2045. La Loggia paga 1,6 milioni in meno l’anno (7,7 anziché 9,3) ma per colpa degli interessi composti sarebbe costretta a pagare nei prossimi 28 anni una cifra di 215 milioni, a fronte di un mutuo di 124 milioni. La Loggia avrebbe potuto trasferire su di sé il mutuo e per legge avrebbe potuto rinegoziar­lo: «ma con 100 milioni in più avremmo sforato l’equilibrio di bilancio e saremmo stati sanzionati» aggiunge Panteghini. La speranza della Loggia, ora, è che dietro il pungolo dell’azione giudiziari­a Cdp scenda a trattative. L’optimum sarebbe arrivare ad un tasso del 2,5% d’interesse. Come l’altro da 98,7 milioni rinegoziat­o a maggio con Ubi (prima con Intesa il tasso era del 3,44%). Questo permettere­bbe alla Loggia di risparmiar­e 3,5 milioni l’anno. Loggia che per l’ennesima volta fa da apripista nazionale per arrivare alla modifica di leggi che limitano l’autonomia comunale. Doveroso citare la battaglia intrapresa in sede di giustizia amministra­tiva sul Pgt che — andando contro una legge regionale — ha dimezzato il consumo di suolo. L’arbitro finale, per volontà del Consiglio di Stato, sarà niente meno che la Corte Costituzio­nale. (p.gor.)

Le mediazioni fallite Il Governo ha bocciato più volte la possibilit­à, per le partecipat­e, di rinegoziar­e i prestiti La penale «monstre» L’estinzione anticipata del mutuo fa scattare un derivato con costi tra i 70 e i 90 milioni

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