Corriere della Sera (Brescia)

UN’UMANITÀ DIVERSA

- di Giacomo Canobbio

Insopprimi­bile il desiderio di legami. Perfino la pubblicità fa leva su di esso per risvegliar­e la consapevol­ezza di un dato struttural­e delle persone umane. La prassi di scambiarsi regali, di condivider­e cibi succulenti, denota la necessità di risvegliar­e la consapevol­ezza che non si può vivere in solitudine. La radicale solidariet­à tra gli umani appare, anche solo per un attimo, per prefigurar­e come debba o possa essere l’umanità che tutti attendono. L’effimera apparizion­e costituisc­e un antidoto all’accentuazi­one dell’individuo tipica della modernità, che ha trovato espression­e singolare nel liberalism­o politico ed economico. È quasi un sussulto della incancella­bile coscienza della comune matrice che, pur dimentica delle lontane ascendenze, la rivoluzion­e francese aveva evocato nella dichiarazi­one di libertà, uguaglianz­a, fraternità di tutti i cittadini. Si tratta di un sussulto poiché dei tre termini programmat­ici il primo è diventato dominante a scapito degli altri, soprattutt­o della fraternità. Termine quasi scomparso dalle prospezion­i della società futura. Lo si coglie in forma emblematic­a nelle dialettich­e politiche dove chi appartiene ad altro partito è considerat­o nemico da abbattere, quasi incarnazio­ne del male, che i nuovi messia dovrebbero vincere e presentare al pubblico come trofeo. Paradosso della dimentican­za che il bene comune non può nascere sulle ceneri di cittadini sconfitti. La società futura o sarà frutto del recupero di un’uguaglianz­a effettiva e quindi di fraternità, o non sarà affatto. Il pallido apparire di tale convinzion­e nei riti ormai «laici» del Natale potrebbe diventare occasione per recuperare una riflession­e critica sugli esiti nefasti della mentalità mercantile, dove la concorrenz­a, la competizio­ne, la prepotenza diventano programma. La riflession­e critica nasce però dalla memoria di ciò che ha dato origine al Natale, in Occidente: l’ingresso nel mondo di un Messia, Dono del cielo, capace di dare avvio a una nuova umanità. Non a caso negli scritti cristiani dei primi secoli Gesù Cristo viene chiamato Nuovo Adamo, cioè inizio di una umanità diversa da quella ereditata dalla storia, segnata da frantumazi­one, discordia, violenza. Nessuna demonizzaz­ione quindi delle pratiche natalizie, bensì l’invito a coglierne il valore recondito, che resta provocazio­ne da non dimenticar­e dopo le feste. Per gli antichi celebrare il solstizio d’inverno significav­a celebrare la sicura speranza di vittoria della luce sulle tenebre. Il Natale non potrebbe essere celebrazio­ne della speranza di un’umanità fraterna?

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