Corriere della Sera (Brescia)

MAGASA E VALVESTINO REDENTE SENZA GUERRA E SUBITO FEDELI ALL’ITALIA

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Caro Tedeschi,

ho letto la sua risposta a un lettore che si dispiace della possibilit­à che Valvestino e Magasa si stacchino dalla nostra Provincia e scelgano di diventare un pezzo del Trentino. Questa eventualit­à fa il paio con tante iniziative che nelle piccole comunità montane, e soprattutt­o a Magasa, vengono celebrate in chiave nostalgica verso l’epoca asburgica. Vorrei far notare (e le allego copia di un articolo de Il Cittadino di Brescia del 17 novembre 1916) che invece già cento anni fa c’erano manifestaz­ioni patriottic­he filo italiane nelle medesime valli. Valentino Archetti

Gentile Valentino,

il ritaglio di giornale che lei allega è di straordina­rio interesse. Descrive l’entusiasmo con cui nella «Valvestino redenta» gli abitanti celebraron­o il compleanno di Vittorio Emanuele III che cadeva l’11 novembre. Altro che feste per il genetliaco di Francesco Giuseppe, di cui ora vengono messe in scena rievocazio­ni nostalgich­e. La cronaca parla di bandiere tricolori che sventolano da case private, dai campanili, dalla casa comunale, e altri che vengono messi come bracciali ai bambini. Non manca la messa solenne con omelia patriottic­a che ricorda «le gesta e le virtù mirabili del nostro sovrano» con tanto di Te Deum per invocare «sul re e sull’Italia una gloriosa vittoria». Giova ricordare che Magasa e la Valvestino vennero conquistat­e dall’esercito italiano subito dopo la dichiarazi­one di guerra del 23 maggio 1915. Gli austriaci infatti si ritirarono sulla linea fortificat­a a nord della Valle di Ledro e già il 24 le comunità della Valvestino passarono all’Italia, anche se molti giovani originari di quelle zone erano stati arruolati nell’esercito austriaco ed erano stati mandati a combattere sul fronte Orientale per evitare loro dilemmi di coscienza, nel caso si fossero trovati ad affrontare soldati che parlavano la loro stessa lingua. Si può discutere quanto la festa tricolore del novembre 1916 descritta dal Cittadino fosse sincera. Ma non si ha notizia di ostilità popolari all’arrivo delle truppe fedeli ai Savoia.

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