Corriere della Sera (Brescia)

«Questa volta Brescia sarà più rispettata»

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Quel Billy-Cidneo del 1982 non ha perso un grammo del proprio fascino. Chi era sugli spalti e le leggende parlano di 5 mila bresciani al seguito, disseminat­i nei tanti club della provincia, non ha mai dimenticat­o le emozioni e la rabbia di quel giorno, quando il Basket Brescia di Riccardo Sales andò a un passo dalle semifinali scudetto facendo tremare, nella «bella» dei quarti, l’Olimpia che sarebbe poi diventata campione d’Italia. Per Marco Solfrini, all’epoca ventiquatt­renne, fu l’ultima partita con la squadra della sua città: aveva già vinto l’argento olimpico nelle Olimpiadi del 1980, un anno dopo si sarebbe preso la rivincita con la maglia di Roma, portata allo scudetto. Ma…«a un certo punto – racconta – ci avevamo davvero creduto. Milano vinse di sei punti (72-66) solo nel finale con un paio di rapine di Mike D’Antoni. Lo chiamavano Arsenio Lupin per la sua abilità nel rubare palla, quel giorno sembrava Vallanzasc­a. Due falli ai danni dei nostri americani, Pietkiewic­z e Abernethy, furono ignorati. Gli arbitri (Bianchi e Teofili, ndr) tennero il fischietto in tasca. Io dopo pochi minuti ero già in panchina, gravato di falli. Eppure siamo stati a un passo dalla grande impresa». Gli arbitri, appunto. Dal grande sogno si passò al grande furto anche per colpa dei due fischietti, che lo stesso Dan Peterson (allenatore delle Scarpette Rosse) definì «non all’altezza». Solfrini ride: «Noi eravamo dei giovani iconoclast­i, ma prevalsero le istituzion­i», per poi ricordare: «Avevamo vinto il campionato di Serie A2 e agli ottavi (allora, anche le squadre di seconda serie accedevano ai play off, ndr) eliminammo la Fortitudo vincendo a Bologna. Noi sapevamo di aver dato il massimo. L’amarezza dei tifosi fu enorme, superiore anche alla nostra». Da qui, i propositi di “vendetta”: «Brescia ora è in testa alla classifica, questo servirà a meritare quel rispetto che mancò a noi. Comunque vada, però, questa gara non deciderà nulla: fa parte di un percorso. La nostra era una sfida da dentro o fuori». Vero, perché i play off sono un altro sport rispetto alla stagione. Ma, se sarà un S. Stefano diverso, lo si deve ai 10 eroi che, pur perdendo, quel giorno entrarono nei libri di storia. (lu.ber.)

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